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Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto: una wunderkammer nel centro di Torino

Salone Piffetti

Sapete cos’è una wunderkammer? Si tratta di una parola tedesca traducibile con “camera delle meraviglie” o “gabinetto delle curiosità”. Quasi sempre il termine viene utilizzato come metafora, idealizzazione o concetto, insomma qualcosa difficilmente prefigurabile nella realtà. Almeno fino a quando non si entra in un luogo in cui proprio la meraviglia assume una pletora di forme diverse: il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto.

I due cognomi separati dal trattino appartengono ai fautori di questo sogno cristallizzato. L’apertura del museo risale al 1999 e si deve a Giulio Ometto, la cui Fondazione ricevette in eredità per effetto testamentario tutti i beni dell’antiquario Pietro Accorsi affinché promuovesse l’arte attraverso un’esposizione compiuta di arredi antichi.

Oggettistica di pregio

È così che oggi lo scrigno museale situato in via Po 55 nel centro di Torino in Piemonte può sfoggiare con orgoglio una collezione eccezionale e unica, composta da oltre 3.000 opere d’arte, tra cui mobili, cristalli, arazzi e, in particolare:

  • 264 dipinti e miniature
  • 282 arredi
  • 247 oggetti montati
  • 379 ceramiche
  • 34 orologi

L’antiquario Pietro Accorsi e il ‘700

Doppio corpo Piffetti, il “mobile più bello del mondo”

Lo straordinario campionario di oggetti affonda le proprie radici in una storia legata alla passione e all’amore del bello di Pietro Accorsi, uno tra i più colti e influenti antiquari italiani del XX secolo. Giulio Ometto ha fatto sì che lo spirito di quell’uomo e la sua sensibilità continuassero a vivere all’interno di un percorso costituito da 25 sale atte a riprodurre un’epoca di assoluto splendore, il Settecento, l’Età dei Lumi.

“[…] Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza!” diceva Immanuel Kant riferendosi al motto dell’Illuminismo, una corrente socio-politica e culturale nata in Inghilterra, approdata in Francia e diffusasi in tutta Europa, Italia compresa.

Ebbene, il Museo la incarna nell’ambito decorativo. Per tale motivo la bellezza del suo contenuto investe in maniera dirompente il visitatore, che non può fare altro che manifestare estasi ammirando le eccellenze palesatesi ai suoi occhi rapiti.

Tra di esse – e sono davvero tante – spicca il “doppio corpodi Pietro Piffetti, realizzato nel 1738 e considerato a livello universale il “mobile più bello del mondo”. Parliamo di un’apoteosi di sapere artigiano e gusto estetico senza eguali.

Il percorso museale

Camera da letto di Pietro Accorsi

Il percorso museale ha inizio dal salotto Tartaruga, così chiamato poiché le pareti che lo delimitano sono rivestite di pannelli in vetro dorati e smerigliati che richiamano il guscio della tartaruga. Si accede poi al salone cinese le cui decorazioni si evincono dalla cultura orientale, a precedere i salotti permeati dalle scene di caccia di Vittorio Amedeo Cignaroli.

Il ‘700 imprime la propria affascinante identità soprattutto nella camera da letto veneziana, nella camera da letto Bandera e, fra le due, nella camera da letto di Accorsi nobilitata da un letto lucchese, un dipinto di François Boucher e due stipi di Pietro Piffetti. La magnificenza del XVIII secolo trabocca letteralmente dagli arredi del salotto Luigi XV, del salone Piffetti (dedicato al più grande ebanista del ‘700) e del salotto Luigi XVI.

Dal letto alla tavola il passo e breve perché anche i ricchi nobili facevano colazione e si ritrovavano per consumare i pasti giornalieri. Dopo il diletto della sala della musica dominata dal fortepiano Fratelli Erard 1818, ecco la sala da pranzo e la cucina tempestata di tegami, paioli e scodelle in rame di varie dimensioni.

Gli ambienti lasciano infine posto alle teche illuminate all’interno delle quali si posizionano secondo un’armonia quasi geometrica porcellane, maioliche, tabacchiere, cristallerie, ninnoli in madreperla e orologi, tutti risultato di una manifattura pregiatissima riconducibile alle grandi firme del tempo, da Frankenthal a Meissen, dai Fratelli Rossetti all’Ardizzone.

Un viaggio immersivo

Sala da pranzo con cucina e tegami

Il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto corrisponde a un viaggio immersivo, a un’incursione nel passato che non abbiamo vissuto se non guardando pellicole cinematografiche in grado di rievocarne i fasti, dal Barry Lyndon di Stanley Kubrick (1975) all’Amadeus di Milos Forman (1984), da Il Casanova di Federico Fellini (1976) a La favorita di Yorgos Lanthimos (2018) passando per Le relazioni pericolose di Stephen Frears (1988).

Tutte le informazioni relative a giorni e orari di visita, mostre ospitate e costo dei biglietti sono presenti sul sito ufficiale.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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