Nel 2012 Baltasar Kormakur portava sul grande schermo The Deep, una storia di sopravvivenza accaduta nei mari d’Islanda e divenuta leggenda, ovvero quella del pescatore Gulli che, a seguito di un naufragio, riuscì a resistere per oltre 6 ore alle gelide acque dell’Atlantico del Nord nuotando e… parlando con un gabbiano.
Lo shark movie Paradise Beach – Dentro l’incubo girato quattro anni dopo da Jaume Collet-Serra vede invece la scaltra e atletica surfista Nancy lottare strenuamente contro un enorme squalo bianco potendo contare soltanto su un piccolo scoglio come appiglio – lontano un centinaio di metri dalla spiaggia di Tijuana in Messico – e la compagnia silenziosa di un gabbiano ferito, impossibilitato a volare.
Due pellicole cinematografiche, altrettante odissee survival e un denominatore: il medesimo animale scelto quale curioso co-protagonista. Perché proprio il gabbiano?
I gabbiani di Formica Grande
Se ne dicono tante su questo volatile: luoghi comuni, falsità o mezze verità abbondano. Ciò si deve al fatto che conosciamo ancora troppo poco queste creature, aggraziate, un po’ burlone, dispettose ma anche tanto intriganti. Osservare gabbiani da vicino è una fortuna non usuale, anzi un privilegio che ho avuto durante il mio soggiorno sull’isola di Formica Grande, una delle tre Formiche di Grosseto.
Fabio Biagini di Formiche Islands me lo aveva anticipato: sono molto chiacchieroni. Lui stesso ha sovente ripetuto che “dopo qualche giorno sull’isola riesco a capire esattamente ciò che mi dicono.”
L’ambiente di Formica Grande – distante ca. 40 minuti di gommone dalla costa maremmana – è vario e sfaccettato, e i gabbiani ne sono i padroni incontrastati, talmente numerosi da velare il cielo quando volano tutti insieme, un po’ in tutte le direzioni, sospesi a mezz’aria, libranti a pochi piedi da terra o intenti a prendere il sole sui trespoli a gruppi di cinque o sei. L’ideale per lunghe sessioni di birdwatching.
Raggiungono di norma l’isola a novembre, formano le coppie, depongono le uova a marzo aspettando che si schiudano per svezzare i piccoli. A luglio riprendono il mare sparpagliandosi in tutta l’area che comprende arcipelago toscano, Sardegna e Corsica.
Sono uccelli maestosi, dal piumaggio intensamente bianco con sfumature grigie e nere. L’isola può vantare l’avvicendarsi di molteplici colonie sia stanziali che migratorie. Di Larus si annoverano ben 53 sottofamiglie dalla livrea molto simile, ma sono gli occhi a offrire la maggior cifra del loro lignaggio. Qui i gabbiani reali e i gabbiani corsi ti guardano, non sfugge loro nulla, tengono alto lo scudo della diffidenza ma non disdegnano la promiscuità con l’uomo, specialmente in un habitat come Formica Grande.
Sì, effettivamente possono rivelarsi straordinari animali da compagnia, specialmente in un contesto di natura incontaminata atta a circondare un faro, unico vero elemento antropizzante.
Ambiente, vegetazione e fauna ittica
Formica Grande possiede una vegetazione densamente brulla e si compone di arbusti, ginestre, aglio selvatico e finocchio marino in grado di ricoprire come muschio il tessuto roccioso dall’entroterra fino alla costa.
Lo sfondo paesaggistico è tipico isolano, eppure esistono pennellate di campagna rievocata dalla presenza di muretti a secco e sentieri che si fanno timidamente largo fra le appuntite rocce calcaree. Sorvolare la Formica significa cogliere più colori sfumati, il marrone delle piante secche, il violetto del Limonio di Doria che fiorisce a primavera, il verde delle portulache e dei narcisi imperanti nei primi due mesi dell’anno. La palette cromatica esige l’apporto della Lavatera arborea e del Cocomero asinino.
Un accenno al mare è d’obbligo. L’acqua cristallina dalle tonalità celesti e di smeraldo rendono alquanto singolari le esperienze di immersione subacquea e snorkeling lungo le pareti a picco che si ergono da un fondale capace di raggiungere i 100 m di profondità. La fauna ittica contempla dentici, orate, cernie e tonni.
Capitano di passaggio delfini e balenottere: il fenomeno transitorio la dice lunga sulla purezza del mare, arricchito anche da una flora in cui troneggia la Gerardia Savaglia, il “corallo nero” dai polipi così capillari da colonizzare le gorgonie sbiancandole.
Tanto di giorno quanto di notte, l’estetica naturalistica dell’isola non fa che dispensare gocce di meraviglia, che è quanto serve a rilassarsi e godere del ralenti del tempo, un’illusione certamente, ma così percepibile da sembrare vera!