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Qualunque cosa capiti, noi non rubiamo, mai!

Per James J. Braddock, pugile caduto in disgrazia come milioni di americani, è dura tirare a campare negli anni infiniti della Grande Depressione, crisi finanziaria ed economica senza precedenti verificatasi negli Stati Uniti d’America e poi fuori confini dal 1929 a quasi tutto il decennio successivo.

Lui come tanti, convinto dall’iniziale boom dei mercati e dall’illusorio benessere a investire i propri risparmi, si ritrova insieme alla moglie Mae e ai tre figli in uno stato di profonda indigenza, costretto a racimolare pochi spiccioli qua e là, presentandosi ai Docks del porto in New Jersey con la speranza di essere scelto quel giorno dal capocantiere per lavorare e poter sfamare i suoi cari.

Da lì a poco Johnston, il boss della federazione pugilistica, gli revocherà la licenza impedendogli di combattere ancora sul ring dopo un incontro no contest disastroso, togliendo l’unica possibilità di riscatto all’ex campione, il Bulldog di Bergen vicinissimo a competere per il Titolo mondiale dei pesi massimi prima del ciclone finanziario.

Dignità e onestà

Valori come dignità e onestà assumono un significato più grande se difesi e onorati in tempi che li vedrebbero facilmente soccombere alla tentazione di disattenderli. Perché quando non si ha nulla da perdere, perdersi è facile. Semplice donare quando si ha tanto, semplice mangiare con la dispensa piena, insegnare i principi della legalità alla famiglia dal momento che la tua condizione non ti metterebbe mai di fronte a una possibile trasgressione.

Risulta perciò emblematica la reazione di Jim, sempre più attanagliato dalla povertà con l’inverno alle porte, di fronte al dramma di un furto compiuto da Jay. Rincasato, scopre dalla piccola Mary che il figlio ha rubato:

Jim:Cos’è questa storia?

Mary:Vedi, è un salame.

Mae:Mary, tuo fratello ha già abbastanza problemi senza che tu faccia la spia, hai capito? Viene dalla macelleria e lui non vuole dire una parola, vero Jay? Vero Jay?

Jim:Va bene, prendilo e andiamo. Non mettermi alla prova ragazzino. Muoviti!

Da Speegle, Jay restituisce il maltolto e l’azione non ha conseguenze, se non quella di aver originato un totale disappunto in un padre per il quale è fondamentale trasmettere alla prole principi importanti quali la rettitudine e il rispetto. Ma c’è un motivo che ha spinto il bambino a scivolare in quell’atto:

Jay:Martin Johnson l’hanno mandato nel Delaware a vivere con suo zio.

Jim:Perché?

Jay:I genitori non avevano soldi per farlo mangiare.

Jim:La vita non è facile in questo momento, Jay, ma ci sono tante persone che stanno peggio di noi. E anche se la vita non è facile, non è una scusa per prendere quello che non è nostro. Perché sarebbe rubare, giusto? E noi non rubiamo. Qualunque cosa capiti, noi non rubiamo. Mai! Hai capito?

Jay:Mm Mmm

Jim:Mi dai la tua parola? Coraggio.

Jay:Lo prometto.

Jim:E io ti prometto che non ti manderemo mai via.

Jay abbraccia il padre piangendo.

Jim:Non è niente, piccolo. Ti sei spaventato un po’, lo capisco.

Cinderella Man, non un mero biopic sportivo

Tante prove mineranno la coesione famigliare dei Braddock, prove che Jim e Mae sapranno superare non senza difficoltà e rischio di cedimento psicologico. Chi pensa che Cinderella Man sia un mero biopic sportivo fa un errore e non di poco conto. Ron Howard ha scelto di raccontare James J. Braddock ergendolo a simbolo di riscatto, illustrandone la vita sconosciuta ai più – anche se… si parla di un pugile campione del mondo dei Pesi Massimi – ma fonte di notevoli insegnamenti.

Non è nei pugni ma nelle parole la reale forza della Cenerentola del ring, un uomo che ha rappresentato una rivalsa della popolazione irlandese in America negli anni più bui della Nazione.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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