Le birre della linea Tosca – distribuite da Target 2000 S.p.A. con sede a Riccione – parlano esclusivamente italiano, prodotte alle pendici del Monte Nerone dal birrificio partner del brand, situato in località Pian di Molino presso il comune di Apecchio, nella provincia di Pesaro Urbino.
La loro forza è attinta dall’acqua degli Appennini in grado di esaltare l’essenza dei malti selezionati trovando equilibrio attraverso pregiati luppoli. Il tutto armonizzato ad arte da appassionati mastri birrai e dalle tecnologie avanzate che essi padroneggiano.
Bisognerebbe provare tutte le dieci referenze per poter fare un confronto credibile e cogliere le diverse sfumature in seno a ogni stile. Occorre pur iniziare e lo abbiamo fatto degustando la Birra speciale Tosca IPA – contraddistinta dall’etichetta di colore verde – probabilmente quella più sottotono rispetto alle altre della linea.
Il paradosso della Tosca IPA
La Tosca IPA, acronimo di India Pale Ale, è una birra artigianale ad alta fermentazione ligia e accademica, da sorseggiare con calma data l’immediata sensazione di caramello che invade la bocca, non gradita da molti. Si sbilancia sull’amaro presentando una gradazione del 5.7% vol., vale a dire difficile da accettare in correlazione al sentore di agrumi, erba e resina che va a incidere sulla freschezza e il gusto secco. Di norma il valore è più alto, inscrivibile in un range fra i 6.5% e gli 8% vol., qualche volta anche 9% nel caso delle Imperial IPA o Double IPA.
Per evidenziare questo paradosso, abbiamo pensato di berla affrontando la visione di un classico della cinematografia di Orson Welles, ovvero L’Orgoglio degli Amberson, scoprendo le contraddizioni di una facoltosa famiglia, la sua parabola discendente e l’asprezza del giovane George, viziato rampollo della casata.
Non è bella ed è timida
Continuando l’analisi, la Tosca IPA non si palesa dissetante quanto una weiss e nemmeno come una lager da pasteggio, somigliando piuttosto a una strong ale belga ma con un carattere inferiore nonostante il mix di luppoli aggiunti in cotta. I malti d’orzo dovrebbero far emergere note di biscotto ma restano impercettibili, sormontate nettamente da accenti di cacao derivati dalla tostatura del malto.
Insomma, la Tosca IPA – che non vuol neanche essere una bella di giorno vista la schiuma poco persistente, il colore opaco e la bassa effervescenza scevra di perlage – non accompagna ma va accompagnata, e come una cantante lirica al suo esordio ci mette parecchio a schiarirsi la voce. La spinta la dà un aperitivo o leccornie da spuntino quali alimenti fritti, pasticci e torte salate, pinzimonio, frittate e risotti forti.
