Titolo originale: Criature
Regia e sceneggiatura: Cécile Allegra
Cast: Marco D’amore, Marianna Fontana, Maria Esposito, Alessio Gallo
Musiche: Dario Sansone
Produzione: Italia 2024
Genere: Drammatico
Durata: 101 minuti

da Fosforo Ufficio Stampa
Trama
Mimmo Sannino (Marco D’Amore) è un ex insegnante che decide di dedicarsi al recupero di giovani a rischio nelle periferie napoletane, utilizzando l’arte circense come strumento di riscatto sociale. Il suo obiettivo è riportare questi ragazzi sui banchi di scuola, permettendo loro di ottenere il diploma di terza media.
Mimmo si impegna a reintegrare i giovani nel sistema educativo, offrendo loro una speranza in un contesto segnato dalla criminalità e dal degrado sociale.
Recensione
Quest’anno cinematografico ha visto Napoli protagonista di innumerevoli storie, ognuna narrata da una prospettiva unica. Parthenope esplora il concetto di dolore, Caracas custodisce la memoria, Il segreto di Liberato abbraccia il realismo magico, mentre Napoli – New York celebra la rinascita. Una sola città, ma raccontata attraverso svolgimenti e visioni profondamente diverse, capaci di rivelarne la straordinaria complessità.
Proprio come il capolavoro calviniano Il barone rampante, di grande importanza nel corso della visione, l’ultimo lungometraggio di Cécile Allegra verte sui concetti di speranza, resistenza e resilienza. Un film dove nessuno, inclusi gli adulti, riesce a camminare senza l’aiuto dell’altro. I ragazzi nella storia acquisiscono così una posizione centrale: senza di loro il protagonista non sarebbe la persona che vediamo, così come loro stessi, privi della guida del maestro, non potrebbero essere ciò che sono.
Criature è un film di un adulto bambino che insegna il rispetto e la moralità, ma soprattutto il concetto di vita, a un gruppo di bambini adulti. Pur avendo margini per approfondire ulteriormente l’aspetto emotivo, la pellicola si distingue per la passione con cui è stata realizzata. Qui gli adolescenti riescono a trasmettere allo spettatore la situazione di difficile disagio in cui vivono. Il contesto di depravazione non viene mostrato, ma si riesce comunque a percepirlo in modo efficace.
Alcuni snodi narrativi lasciano lo spettatore interdetto ed è proprio con il finale che il film sembra prendere una via più facile, artificiosa e affrettata, discostandosi dalla complessità e dal realismo sviluppati.
Curiosità
Durante la conferenza stampa, la regista Cécile Allegra ha condiviso che, nel corso della sua permanenza a Napoli, ha avuto modo di conoscere e apprezzare soprattutto i quartieri più difficili della città. Quei luoghi che, sulla carta, risultano meno allettanti, scoprendo la costiera napoletana otto anni dopo. Durante il suo soggiorno, ha incontrato un educatore che l’ha avvicinata a numerosi ragazzi con un’infanzia difficile. Così è nata l’idea di raccontare la loro storia.