Insomnia (Christopher Nolan, 2002) è a tutti gli effetti quella che si potrebbe definire una storia sui sensi di colpa, una storia che narra e sviluppa attraverso tre differenti viaggi la difficoltà che l’uomo si trova di fronte nel momento in cui sa di essere nel giusto ma non trova altro modo per dimostrarlo se non commettendo un errore.
Ma a questo punto chi può dire se ciò che ha fatto è davvero giusto o sbagliato?
La trama di Insomnia
Il detective Will Dormer (Al Pacino) è un agente inviato in Alaska per un caso di omicidio. Il suo background è torbido per via di un caso in cui sono state manomesse delle prove pur di far cadere l’accusa sull’assassino di un bambino morto impiccato. Will sa di essere nel giusto, l’assassino esiste e deve essere incastrato ma a quale prezzo?
Sono questi i pensieri che tormentano il nostro eroe fin dal principio del suo viaggio. Ad aggravare la situazione arriva un secondo drammatico avvenimento: durante la rincorsa all’assassino del nuovo caso, Will uccide involontariamente l’unico collega in grado di affermare definitivamente le sue colpe precedenti.
Un ironico caso del destino che catapulterà il protagonista in un nuovo vortice di menzogne e complotti soprattutto ai danni di se stesso, obbligato nuovamente a sviare la verità sull’accaduto e incolpando della morte del collega l’assassino in fuga che, drammaticamente, ha a sua volta visto l’accaduto ritrovandosi in possesso delle giuste leve per portare il poliziotto a una sporca collaborazione sul caso.
Due uomini provati dalla sorte
La sequenza in questione coinvolge direttamente questi due uomini provati dalla sorte e dal loro comune destino. Da un lato Will è consapevole di aver intrapreso una strada dalla quale non uscirà psicologicamente incolume, mentre dall’altro il sereno Walter Finch (Robin Williams) sembra non avere dubbi sulla fede delle proprie buone intenzioni: la ragazza è morta per errore e non c’è motivo di essere incolpati a vita per uno stupido sbaglio.
Qual è il limite?
Un’affermazione questa che potrebbe essere valida per entrambi ma che l’eroe non riesce ad accettare. Il dialogo parla della vita, della morte e della semplicità che intercorre fra la fine di una e l’inizio dell’altra. Il tema fondamentale rimane quello della scelta e dell’incapacità di riuscire a vedere davvero da che parte stia il bene e da quale invece il male.
I due protagonisti sono ironicamente in una situazione analoga ma i loro istinti sembrano proseguire verso direzioni opposte. La vera domanda è: qual è il limite? Come è possibile riconoscere quella linea sottile che delimita le cattive azioni a fin di bene da quelle realmente sbagliate?
Walter: “Uccidere ti cambia, lo sai vero? Non è il senso di colpa, io non ho mai pensato di farlo. E’ come prendere coscienza, la vita è talmente importante, perchè è così schifosamente fragile? Tu mi avresti letto dentro, non è vero?”
Will: “Se stai cercando di fare colpo su di me hai sbagliato persona. Uccidere quella ragazza ti ha fatto sentire speciale, ma non lo sei. Sei pateticamente uguale a tutti quelli sballati con cui ho a che fare da trent’anni. Lo sai quanta gente come te ho beccato con i pantaloni calati?”
Walter: “Io non l’ho mai toccata in quel modo.”
Will: “Ma volevi farlo, e ora vorresti averlo fatto. Invece sei riuscito solo… a tagliarle le unghie, e ora ti senti un uomo diverso. Tu proprio non ci arrivi eh… Finch? Tu sei il mio pane, tu sei quello per cui mi pagano, tu sei per me un mistero quanto può esserlo un cesso otturato per un idraulico, capisci? Il motivo per il quale hai fatto quello che hai fatto… ma chi cazzo se ne frega?!”
Walter: “Le motivazioni sono fondamentali, Will, tu cosa hai visto attraverso la nebbia? Perchè io ho visto molto bene… ti ho visto prendere la mira…”
Will: “Lascia stare, non funziona, Finch…”
Walter: “…e sparare in petto al tuo collega.”
Will: “Oh… pensa…”
Walter: “Gli ho sentito dire: ‘Vattene via…’ Perchè? C’entra per caso quell’indagine in corso degli affari interni? E la tensione nel tuo dipartimento?”
Will: “Dovrei farmela sotto?”
Walter: “Ti dico solo come appaiono le cose… e forse immagino anche quello che si prova. Tu cosa hai provato quando ti sei accorto che era Hap? Colpa? Sollievo? Ti ritrovi libero e pulito. Ci avevi mai pensato fino a quel momento? Dico… come sarebbe stato se lui fosse sparito all’improvviso? Non che tu l’abbia fatto apposta, è chiaro.”
Will: “Tu pensi di avere in mano chissà che cosa vero? E speri che mi metta a strisciare per salvare la mia reputazione.”
Walter: “No, per salvare il lavoro di una vita. Pensa un po’, tutti quei delinquenti che tu hai messo dentro usciranno ancora prima che tu sia arrivato al processo. Senza Hap tu sei pulito, perchè incasinare tutto?”
Will: “Kay Connell, ce l’hai presente?”
Walter: “La scelta è solo tua… insomma pensa a tutte le altre Kay Connell, fatti due conti, sii realista come sempre nel tuo lavoro. Lo so che non è facile per te, sto solo cercando di farti capire che noi due siamo nella stessa situazione. Tu non volevi uccidere Hap più di quanto io non volessi uccidere Kay. Per questo abbiamo bisogno l’uno dell’altro, perchè chi ci crederebbe mai? Troviamo un capo espiatorio per il caso Connell e incastriamolo. Dopodiché tu te ne ritorni a Los Angeles e io riprendo la mia vita.”
