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Argyle Wallace

Braveheart, diretto e interpretato da Mel Gibson nel 1995, è un’epica storia di coraggio, rivalsa e libertà ottenuta da un popolo guidato dal passionale William Wallace, guerriero scozzese al quale è stata uccisa la moglie per mano di un magistrato inglese.

Il giovane cresce dapprima in una terra, la Scozia, tiranneggiata e schiavizzata dall’Inghilterra, perdendo il padre e il fratello durante una battaglia. Rimasto orfano all’età di 12 anni, il ragazzo riceve la visita dello zio Argyle, fratello del genitore, che lo conduce alla sua dimora lontano da guerre e massacri. Argyle compare nel film solo per pochi minuti ma si rivela decisivo per l’educazione e la maturità del giovane William.

Un mentore fondamentale

Argyle è un individuo imponente, un po’ rude ma colto e forte, segnato anch’egli dall’esperienza della guerra (ha perso un occhio durante uno scontro bellico). Appresa la notizia della morte del parente, non esita ad andare in soccorso del nipote per prendersene cura. Durante i funerali, si rende conto che William non conosce il latino, affascinato piuttosto dalle armi e dalla lotta. Argyle gli mostra la sua spada, ma avverte il ragazzo che prima di poterla brandire deve imparare a usare la testa, sviluppando coscienza e intelligenza.

Argyle sarà un mentore fondamentale. Insegnerà a William l’antica lingua dei Romani e il francese, le tattiche militari inglesi e la storia della Scozia, comprese le tecniche di duello con la spada e la capacità di muoversi veloce. Stimolerà inoltre in lui il senso della religione, compiendo un pellegrinaggio a Roma che aprirà la mente del giovane.

Argyle è un personaggio che molti sottovalutano, tuttavia la sua piena rilevanza nella vicenda gli permette di essere ricordato in relazione all’impresa che William Wallace riuscirà a compiere.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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