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La spezia di Arrakis: proprietà ed effetti della sostanza al centro dell’universo di Dune

Nel 1965 Frank Herbert scrisse il suo romanzo capolavoro senza sapere che sarebbe diventato un vero e proprio fenomeno cinematografico sci-fi, dapprima con Dune di David Lynch del 1984, poi con due miniserie televisive e infine con la trasposizione affidata al regista canadese Denis Villeneuve, suddivisa in Dune (2021) e Dune – Parte Due.

Dune, altro nome di Arrakis, è il pianeta deserto al centro del sistema feudale in cui impero e casati sono in perenne lotta, ed è il luogo di origine della sostanza attorno a cui ruota tutto: chiamata anche melange, la spezia è una droga biologica somigliante alla cannella, tendenzialmente di colore arancione/marrone a ricordare il terreno sabbioso che circonda il pianeta.

A cosa serve la spezia di Arrakis?

Già dall’adattamento di Lynch riusciamo a capire che la droga arancione, che cambia sapore a seconda di chi ne fa uso, è prodotta dai vermi della sabbia grazie a una reazione chimica per cui le larve incapsulano l’acqua e, complici l’estremo caldo e la notevole quantità di anidride carbonica, tutta la massa in superficie si trasforma per poi seccarsi, creando la caratteristica macchia color porpora.

La spezia ha molteplici proprietà: serve a conferire straordinaria longevità agli organismi che vi entrano in contatto, ad arricchire la conoscenza e permette ai navigatori della Gilda Spaziale – la corporazione che controlla i trasporti nell’universo – di spostarsi liberamente nello spazio aggirando i pericoli. Senza la spezia, i viaggi interstellari sarebbero impossibili.

Modalità di estrazione e valore reale della spezia

Proprio perché legata alle forme larvali (trote delle sabbie), è molto rara e reperibile solamente su Arrakis. Viene prelevata dai Fremen poiché gli unici in grado di muoversi a piedi senza attirare i vermi (attratti dalle vibrazioni), perfezionando di volta in volta le modalità di raccolta grazie alle mietitrici, atte ad aspirare lo strato superficiale della sabbia filtrando la spezia che vi si nasconde.

Il melange è indubbiamente la sostanza più costosa dell’universo, tanto che all’inizio della storia nel primo libro viene venduta, secondo la moneta dell’impero, a 620 mila solari al decagrammo, imponendosi quindi come bene cruciale per la vita e l’economia della galassia.

Una sostanza versatile

Nel Dune del 1984 la spezia viene rappresentata maggiormente come risorsa utile alla preparazione dei cibi e bevande, oppure come base per generare oggetti come carta e tessuti.

La pellicola diretta da Villeneuve si concentra invece sulle sue proprietà narcotiche, che inducono poteri di preveggenza amplificando le capacità mentali e sensoriali. Paul Atreides, così come i suoi discendenti, è particolarmente soggetto agli effetti psichedelici che intensificano le visioni del futuro ma anche l’attività onirica.

Di contro, è una droga-veleno: la sua assunzione reiterata nel tempo non uccide, perché a farlo è la sospensione dopo una lunga agonia. L’abuso della spezia, invece, può condurre a uno stato di trance.

Altri effetti

Nell’universo di Dune, quindi, la spezia sembra essere magica per ciò che riguarda benefici fisici e rafforzamento del sistema immunitario di chi ne fa uso regolarmente per lunghi periodi, migliorando la resistenza e la capacità di guarigione, ma al contempo può dare un effetto “collaterale” ben visibile: gli occhi blu.

Non a caso i Fremen presentano questa caratteristica, sia per quanto riguarda la pigmentazione dell’iride sia della sclera, poiché circondati continuamente dalla spezia.

Infine una curiosità: il micologo statunitense Paul Stamets, nel suo scritto Mycelium Running, ha raccontato che l’idea della spezia sembra essere nata in Frank Herbert a seguito dell’esperienza avuta con la psilocibina, nientemeno che una sostanza psichedelica presente in alcuni funghi allucinogeni in grado di indurre effetti allucinatori ed euforizzanti.

Ilaria Becattini

Nata a Velletri, nel cuore dei castelli romani. Classe 1996. Già in tenera età il cinema mi teneva incollata allo schermo e ho deciso di voler capire, da grande, come funzionassero i magici ingranaggi della Settima Arte. Mi sono laureata al Dams di Roma Tre nel 2020 con una tesi sull'importanza del colore come veicolo di trasmissione delle emozioni. Sono oltremodo curiosa, amo alla follia i backstage, i retroscena e i particolari delle storie dietro la nascita dei film. Il mio mantra? "Good films make your life better".
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