- Cinema e divano

About Luis

Dove vederlo: Al cinema

Titolo originale: About Luis

Regia e sceneggiatura: Lucia Chiarla

Cast: Max Riemelt, Natalia Rudziewicz, Anna Bardorf, Aziz Çapkurt

Musiche: Mario Weise

Produzione: Germania 2025

Genere: Drammatico

Durata: 95 minuti

Trailer

Natalia Ruziewicz e Max Riemelt in About Luis
Foto da No.Mad Entertainment

Trama

Constanze (Natalia Rudziewicz) e Jens (Max Riemelt) attraversano giornate che scorrono senza tregua, sospesi in un ritmo che li spinge ai margini della vita familiare. Lui guida un taxi per la maggior parte della notte, impegnato in una corsa continua contro la concorrenza delle app e la necessità di mantenere un reddito stabile, mentre lei affronta turni interminabili in uno studio di architettura che la tiene legata da anni con la promessa, sempre rinviata, di un’assunzione.

In questo equilibrio stanco e precario, i due condividono solo brevi momenti rubati nel taxi, una sorta di sala riunioni mobile dove si scambiano aggiornamenti, timori, progetti e, quando ci riescono, qualche istante di affetto.

È proprio in questo fragile spazio di respiro che arriva la telefonata della scuola, una frase rapida e algida che incrina tutto ciò che già traballava: Luis è vittima di bullismo, preso di mira per il suo zainetto viola con l’unicorno luccicante. Un oggetto innocente che diventa motivo di scherno e violenza, simbolo di una diversità che la sua classe non tollera e che gli adulti intorno a lui faticano a difendere.

Recensione

About Luis costruisce un racconto familiare che non cerca scorciatoie, ma osserva con attenzione il modo in cui una coppia, già provata dalla fatica quotidiana, tenta di proteggere un figlio mentre lotta per non perdere se stessa e la sua individualità. Max Riemelt e Natalia Rudziewicz incarnano questa tensione con interpretazioni sobrie e credibili.

Lucia Chiarla porta sullo schermo genitori che non hanno risposte pronte, che sbagliano, discutono, che cercano una strada possibile tra l’istinto di proteggere un bambino ferito e la pressione di un sistema scolastico che tende a minimizzare, delegare e mantenere le proprie consuetudini senza assumersi pienamente le sue responsabilità. Il consiglio assurdo di cambiare lo zaino a Luis per evitare problemi è solo il primo indizio di un ambiente che preferisce adattare il diverso invece di educare chi lo aggredisce.

La regista compie una scelta narrativa forte: Luis non si vede quasi mai. La sua presenza arriva attraverso telefonate, piccoli oggetti, disegni offensivi che raccontano più di mille dialoghi e, soprattutto, attraverso lo sguardo affaticato dei genitori che cercano di interpretare il suo silenzio. Questa sottrazione dà al film un peso emotivo particolare, perché costringe il pubblico a percepire il bambino attraverso le crepe del mondo adulto, quelle fessure in cui si infilano incomprensioni, paure e sensi di colpa.

Gran parte della storia si svolge nel taxi di Jens, spazio che diventa una sorta di contenitore dove tutto si amplifica. Le strade di Berlino scorrono come un nastro in continuo movimento, mentre dentro l’abitacolo si addensano preoccupazioni economiche, dispute sulla gestione del problema, problemi di coppia, tensioni sospese e momenti di fragile complicità.

Il taxi diventa così un luogo che racconta molto più di quanto sembri: un non-luogo che evidenzia la mancanza di tempo, di casa, di riposo, di un punto fermo dove fermarsi a capire davvero cosa stia accadendo. In questo spazio stretto, illuminato da luci intermittenti e attraversato da notizie di cronaca che filtrano dalla radio e rimbalzano come eco inquietanti di una società sempre più aggressiva, i due affrontano questioni che vanno oltre il bullismo, arrivando a interrogarsi sul tipo di mondo che stanno contribuendo a costruire, anche per il proprio figlio.

La regia lavora con piani ravvicinati che catturano esitazioni, microespressioni, brevi silenzi che pesano quanto le parole. La fotografia restituisce una Berlino che non ha bisogno di stupire: luminosa e affollata di giorno, notturna e quasi sospesa durante le corse serali, sempre attraversata da un senso di incertezza che accompagna i protagonisti. Tutto contribuisce a un racconto che alterna discussione e intimità, mostrando come il bullismo sia solo la punta visibile di un problema molto più ampio, radicato in una società che premia la forza e scoraggia l’espressione individuale.

Il film funziona soprattutto quando segue la coppia nel loro tentativo, a volte maldestro, di reagire. Le loro divergenze non sono mai melodrammatiche, ma nascono da paure reali: c’è chi teme che opporsi possa peggiorare le cose, chi pensa che sia giusto permettere a Luis di mostrarsi per quello che è, chi è troppo stanco per pensare lucidamente. E mentre cercano un punto di incontro, la situazione del bambino si deteriora, rendendo evidente quanto il bullismo non sia un episodio isolato ma un fenomeno che incide sulle fondamenta stesse della vita familiare.

Nonostante qualche passaggio più lento verso la fine e una forzatura ridondante dell’uso dei taxi come mezzo di comunicazione, la pellicola mantiene un’energia narrativa costante e una sensibilità rara nel trattare un tema spesso banalizzato. Non offre soluzioni facili, né trasforma il dolore in spettacolo, ma restituisce un ritratto umano e complesso di genitori che cercano di non fallire di fronte a un sistema che spesso li lascia soli. E in questo gesto, fragile e determinato, About Luis trova la sua autenticità più profonda.

Curiosità

Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Zurich Film Festival 2024, venendo nominato per il Golden Eye come Miglior Film Internazionale, ed è stato presentato anche alla Festa del Cinema di Roma, in concorso nella sezione Progressive Cinema.

Marco Fanciuso

Ciao! Sono Marco. Nato a Palermo, ho ottenuto il diploma presso un istituto tecnico. Fin dalla giovinezza coltivo una profonda passione per l'arte, con un amore viscerale per videogiochi, cinema, serie TV, libri e fumetti. Adoro analizzare ogni opera nei minimi dettagli e approfondire costantemente curiosità e argomenti diversi.
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