Dove vederlo: Al cinema
Titolo originale: Black Phone 2
Regia: Scott Derrickson
Sceneggiatura: Scott Derrickson, C. Robert Cargill
Cast: Ethan Hawke, Jeremy Davies, Mason Thames, Madeleine McGraw
Musiche: Atticus Derrickson
Produzione: USA, Canada 2025
Genere: Horror
Durata: 113 minuti

Trama
Quattro anni dopo aver ucciso il Rapace (Ethan Hawke), Finney (Mason Thames) è diventato un diciassettenne introverso e sembra guardare il mondo con occhi diversi. È rassegnato, vive da solitario e trova rifugio soltanto nelle droghe leggere. Sua sorella Gwen (Madeleine McGraw), ormai quindicenne, è dotata di poteri psichici che la conducono in poco tempo sull’orlo della follia generando visioni in cui tre bambini mutilati cercano di comunicare con lei.
Decisa a comprendere il significato di questi sogni, la ragazza convince Finney e un amico fidato a seguirla all’Alpine Lake, un campo invernale dove il Rapace, mai davvero sconfitto, è tornato a manifestarsi sotto forma di presenza soprannaturale in cerca di vendetta.
Recensione
Black Phone 2 si apre alternando ricordi, sogni e inquietanti presenze demoniache, evidenziando cicatrici emotive e traumi familiari che rimangono centrali a livello narrativo fino alla fine. In questo film, la morte trascende il proprio ruolo di “nemica” dell’esistenza: collabora con vita. “La paura è solo un riscaldamento” afferma il Rapace, indossando la sua iconica maschera e sottolineando ancora una volta il potere della manipolazione mentale.
Il sequel di Black Phone supera le aspettative. La fotografia di Pär M. Ekberg amplifica la sensazione di gelo attraverso le luci fredde, la neve e le lettere scolpite nel ghiaccio. La grana dell’immagine cresce nei sogni, scandendo visivamente il passaggio tra i due “mondi”. L’horror di Scott Derrickson di per sé disturba e non è adatto ai deboli di stomaco.
Le scene splatter sono crude e, insieme ai jumpscare e alla colonna sonora di Atticus Derrickson, rendono il film un’esperienza intensa e terrificante. Allo stesso tempo, è coinvolgente e offre spunti di riflessione preziosi, a partire dalle interpretazioni di Mason Thames (Finney) e Madeleine McGraw (Gwen), per i quali risulta spontaneo empatizzare. Il Rapace intende qui dimostrare che l’inferno non è solo un luogo, è ciò che – nelle più svariate forme – portiamo dentro: ci sarà quindi un seguito? La storia, letta da questa prospettiva, resta aperta a un nuovo capitolo.
Curiosità
Miguel Mora ha qui il ruolo di Ernesto, fratello di Robin, personaggio quest’ultimo da lui interpretato nel primo capitolo.