Titolo originale: The Fantastic Four: First Steps
Regia: Matt Shakman
Sceneggiatura: Josh Friedman, Eric Pearson, Jeff Kaplan, Ian Springer
Cast: Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn, Ebon Moss-Bachrach
Musiche: Michael Giacchino
Produzione: USA 2025
Genere: Fantastico
Durata: 115 minuti

Trama
L’araldo Silver Surfer (Julia Garner) giunge sulla Terra per annunciare l’imminente arrivo del distruttore Galactus. I Fantastici 4 Reed Richards (Pedro Pascal), Sue Storm (Vanessa Kirby), Johnny Storm (Joseph Quinn) e Ben Grimm (Ebon Moss-Bachrach) rappresentano l’unica possibilità per il pianeta di sopravvivere.
Recensione
Vent’anni dopo il disastro di Tim Story e dieci da quello ancora peggiore di Josh Trank, i Fantastici 4 sono rimasti nell’immaginario collettivo come “quelli che non funzionano mai al cinema”. Dopo aver saputo che Matt Shakman (il regista di WandaVision) stava per dirigere First Steps, la fanbase della Marvel non sapeva se sperare o temere.
Per fortuna, questa volta qualcuno ha davvero compreso chi sono Reed, Sue, Johnny e Ben! Il risultato è un film che non solo funziona, ma riesce a far innamorare di questi personaggi anche chi non li aveva mai amati. La prima genialata di Shakman è stata ambientare tutto sulla Terra-828, un universo parallelo dove i Fantastici 4 esistono da sempre, senza il peso dell’MCU sulle spalle. Niente collegamenti forzati, niente continuità opprimente. Qui sono semplicemente loro stessi, in un mondo costruito su misura per le loro storie.
L’estetica è pura poesia visiva: una New York retrofuturista che omaggia Jack Kirby, dove l’ottimismo tecnologico degli anni Sessanta si sposa con un design che fa sognare anche i più scettici. È un mondo dove Reed può essere davvero una celebrità nel campo scientifico, dove Sue è riconosciuta come leader politico e dove la gente ama i Fantastici 4 per davvero.
Il film apre con una scelta coraggiosa: invece di ripartire dalle origini, ci racconta i primi quattro anni di attività attraverso quello che é un montaggio ottimale e dei flashback ancora più esplicativi, concentrandosi su chi sono questi personaggi oggi, non su come sono diventati quello che sono. Pedro Pascal era la scelta più rischiosa per Reed Richards, il genio freddo che spesso risulta arrogante.
Pascal trova l’umanità profonda di Reed, la vulnerabilità dietro l’intelletto superiore. Quando Sue gli annuncia la gravidanza, la sua reazione è un capolavoro: vediamo un uomo brillantissimo di fronte all’equazione più complessa, quella delle emozioni. Pascal ci dà un Reed finalmente umano. Ma è Vanessa Kirby la vera rivelazione. La sua Sue Storm non ha nulla della classica “ragazza del gruppo”. È una leader nata, una stratega politica che sa esattamente chi è. La Kirby trasmette tutta la complessità di una donna forte che porta dentro le stesse paure.
Ebon Moss-Bachrach porta nel ruolo di Ben tutto il suo talento comico, ma anche una profondità inaspettata. Il suo Ben non è mai patetico: è un uomo che ha trovato nella famiglia la felicità nonostante tutto. Joseph Quinn, infine, completa il quartetto con un Johnny che è più di una testa calda: impulsivo ma profondamente legato alla sua famiglia adottiva.
Quello che colpisce è la chimica tra questi quattro attori: ogni scena insieme trasforma i Fantastici 4 da supereroi che lavorano insieme in una famiglia che ha superpoteri.
La trama è volutamente classica: Galactus minaccia la Terra, i Fantastici 4 devono fermarlo. È fantascienza pulita con cuore umano, esattamente quello che serviva. Ralph Ineson presta una voce terrificante a Galactus, finalmente reso con un design che incute davvero timore. Il problema è Silver Surfer, reinterpretato come Shalla-Bal. Julia Garner non riesce a fare molto con un personaggio dalla motivazione superficiale, chiaramente inserito per necessità di sceneggiatura più che per volontà creativa.
Il film ha anche qualche problema di ritmo: dopo quaranta minuti perfetti, rallenta quando dovrebbe accelerare. C’è un’ora in cui i protagonisti si nascondono invece di affrontare la minaccia, e il terzo atto cade nei soliti cliché del genere. Dopo aver costruito un mondo così unico, il finale si riduce al classico scontro con effetti speciali vertiginosamente costosi.
Nonostante questi difetti, First Steps riesce nell’impossibile, ovverosia far ricredere nei Fantastici 4. La pellicola ha il merito di essere autosufficiente. In un’epoca in cui ogni prodotto Marvel richiede una laurea in continuità, First Steps può essere apprezzato da chiunque. È cinema di intrattenimento puro, senza pretese ma anche senza cinismo. La vera forza sta nella semplicità emotiva: è un film sui legami familiari, sull’accettazione, sui sacrifici per chi amiamo. Temi universali trattati con sincerità.
The Fantastic Four: First Steps non è il capolavoro che avremmo voluto, ma è qualcosa di più raro, un’opera che funziona. Dopo anni di tentativi falliti, finalmente qualcuno è riuscito a portare sullo schermo la Prima Famiglia Marvel in modo credibile. Non cambierà il cinema dei supereroi, ma per due ore riesce a farti credere nella potenza psicologica ed emotiva di queste storie.
Se l’MCU deve ritrovare la strada dopo gli eccessi degli ultimi anni, First Steps indica una direzione, un primo passo. Resta la curiosità di capire dove porterà.
Curiosità
Per il ruolo di Sue Storm sono state prese in considerazione Amanda Seyfried, Bryce Dallas Howard, Margot Robbie, Emma Stone, Megan Fox, Brooklyn Decker e Kristen Bell.