Titolo originale: Tanna
Regia: Martin Butler, Bentley Dean
Sceneggiatura: Martin Butler, Dentley Dean, John Collee
Cast: Mungau Dain, Marie Wawa, Marceline Rofit, Charlie Kahla
Musiche: Antony Partos
Produzione: Australia, Vanuatu 2015
Genere: Avventura
Durata: 104 minuti

Trama
La pellicola – profondamente radicata nella realtà storica e culturale dell’isola di Tanna, nell’arcipelago di Vanuatu – mette in scena una vicenda tanto toccante quanto universale: un amore proibito capace di scardinare tradizioni secolari. Interpretato dagli abitanti del villaggio di Yakel, il film narra la storia della giovane Wawa (Marie Wawa), appartenente a una delle ultime comunità tribali tradizionali, e del suo amore per Dain (Mungau Dain), nipote del capo.
La loro relazione, contrastata da antichi codici sociali e da una guerra intertribale inasprita, viene messa a dura prova quando Wawa viene promessa in matrimonio come pegno di pace. Di fronte all’impossibilità di rinunciare ai propri sentimenti, i due decidono di scappare, dando inizio a una drammatica fuga, inseguiti da guerrieri pronti a punirli con la morte.
Recensione
C’è un luogo ai confini del mondo, dove il tempo si è fermato e il battito della vita segue ancora il respiro della foresta, l’impeto del vulcano, il silenzio del mare. È qui, nel villaggio di Yakel, incastonato nell’isola di Tanna nell’arcipelago di Vanuatu, che prende forma una storia autentica, struggente e profondamente umana, narrata con l’intensità di una poesia arcaica.
Tanna, film girato interamente con attori non professionisti appartenenti alla tribù locale, porta sullo schermo un evento realmente accaduto, intriso di pathos e di significato antropologico. È un racconto che scava nelle radici dell’uomo, nelle sue leggi non scritte, nei suoi codici millenari, e ci mostra come la forza silenziosa e inarrestabile di un sentimento vero possa infrangere l’ordine ancestrale di un’intera comunità.
La protagonista, Wawa, è una giovane donna che appartiene a una delle ultime tribù rimaste saldamente ancorate a vecchie consuetudini, in cui il senso dell’identità si fonde con la tradizione e la collettività prevale sull’individuo. Wawa si innamora di Dain, nipote del capo del villaggio, ma l’escalation di un conflitto tra clan rivali spinge gli anziani a usarla come pedina in un accordo di pace. Promessa in sposa a un uomo scelto per convenienza politica, a sua insaputa, la giovane si trova così intrappolata tra dovere e desiderio, tra le leggi del sangue e quelle del cuore.
A prima vista potrebbe sembrare l’ennesima variazione sul tema dell’amore contrastato – un’eco esotica del mito shakespeariano di Romeo e Giulietta – ma Tanna va oltre: racconta l’urgenza di un amore che si fa atto di ribellione, che diventa scelta politica e spirituale, capace di sovvertire un destino già scritto.
Lo fa con una narrazione che scorre rapida, intensa, mai artefatta, riuscendo a catturare lo spettatore con una regia che sfiora il documentario in diverse scene, senza mai tradire il lirismo del cinema, prendendosi i propri tempi. I registi Bentley Dean e Martin Butler scelgono di fondere l’uomo e la natura in un’unica entità visiva e narrativa: ogni scena respira, si muove e si espande nella cornice primitiva del paesaggio isolano.
Il vulcano – presenza costante e muta, divinità e minaccia – la foresta fitta e misteriosa, la spiaggia deserta che separa e protegge, l’oceano che isola e insieme abbraccia: tutti questi elementi diventano protagonisti silenziosi, testimoni del dramma umano e simboli di un’armonia antica, fragile e potente.
La fotografia, curata con delicatezza sensoriale, è un tributo alla bellezza cruda della terra. La traccia musicale mescola ritmi tribali, canti ancestrali, rumori naturali, restituendo una dimensione sonora che avvolge lo spettatore e lo immerge totalmente nel mondo di Yakel. È un’esperienza immersiva, dove gli sguardi parlano più delle parole e il silenzio diventa grido.
Sorprendono e commuovono le interpretazioni di Marie Wawa e Mungau Dain, chiamati a incarnare i due amanti. Senza alcuna rilevante esperienza attoriale, offrono una prova straordinariamente sincera, fatta di corpi, occhi, respiri. Non solo una storia d’amore ma anche e soprattutto una riflessione poetica e politica su ciò che la nostra società ha perduto.
In un mondo dominato da apparati burocratici, da logiche di consumo e da un’esasperata separazione tra l’essere umano e l’ambiente, Tanna ci mostra un’altra possibilità. Una vita regolata da ritualità antiche, da un profondo rispetto per la natura e da un senso collettivo del vivere, oggi sempre più raro.
Nel suo messaggio più profondo, l’opera ci ricorda che l’amore – quello vero, che nasce contro ogni previsione e resiste nonostante tutto – può essere un atto rivoluzionario. E che anche nelle società più lontane, nei contesti più remoti, il cuore umano batte con lo stesso ritmo, conosce lo stesso dolore, brama la stessa libertà.
Tanna non è solo un film: è una finestra su un mondo che rischiamo di dimenticare, e insieme un invito a riscoprire la potenza del sentimento più semplice e più complesso che esista. Quello capace di cambiare tutto.
Curiosità
Nel 2017 Tanna è stato candidato ai Premi Oscar® come miglior film straniero.