Dove vederlo: Al cinema
Titolo originale: The Smashing Machine
Regia e sceneggiatura: Benny Safdie
Cast: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Ryan Bader, Oleksandr Usyk
Musiche: Nala Sinephro
Produzione: USA, Canada, Giappone 2025
Genere: Sport movie
Durata: 123 minuti

Foto da I Wonder Pictures
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: Leone d’Argento a Benny Safdie
Trama
La vita e l’apice della carriera di Mark Kerr (Dwayne Johnson), uno dei migliori lottatori MMA della categoria tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000.
Recensione
The Smashing Machine ci trascina nel mondo crudo e violento delle Mixed Martial Arts, le arti marziali miste. È una storia vera, potente, che va oltre il biopic fondendo l’elemento biografico con il tessuto sportivo. La pellicola ripercorre le origini di questa disciplina e ne spiega le regole, nel periodo in cui non era ancora assurto a fenomeno globale.
La regia di Benny Safdie – che dirige per la prima volta senza il fratello Joshua – alterna musiche evocative e suggestive, che amplificano i momenti di tensione e introspezione, a flash di fotografi e telecamere, costante richiamo alla fama e alla pressione del successo. L’ambientazione si sposta tra i ring del Nuovo Messico, del Canada e del Giappone, in un arco temporale che va dal 1997 al 2000. Le fasi della vita di Kerr si intrecciano così in un flusso narrativo che mostra la sua evoluzione emotiva.
Dwayne “The Rock” Johnson, irriconoscibile, veste i panni del campione indiscusso di MMA Mark Kerr. Grazie all’eccezionale forza fisica e alle notevoli abilità nella lotta libera – che gli fecero guadagnare il soprannome di “The Smashing Machine” – Kerr è uno dei fighters più titolati della storia dello sport: due volte campione dei pesi massimi UFC, vincitore del World Vale Tudo Championship, campione dei massimi PRIDE FC, campione nazionale di wrestling NCAA e freestyle, nonché per quattro volte campione mondiale di sottomissione ADCC.
Nel film, la lotta dà a Mark tutto: una casa, una stabilità economica, la possibilità di provvedere alla moglie e di farle regali, ma per lui il combattimento è soprattutto un modo per sentirsi vivo o, addirittura, morto. Il campione vive immerso in una realtà totalmente tossica, segnata da successi, ma anche da amore distruttivo, dipendenze e fragilità.
Basandosi sul documentario della HBO The Smashing Machine: The Life and Times of Extreme Fighter Mark Kerr (2002), Safdie decide di approfondire il fattore umano, trattando direttamente le sfide personali e i molteplici infortuni, fino al ritiro del guerriero.
Si esplora anche il valore dell’amicizia che, pur tra mille difficoltà, tiene Kerr ancorato alla realtà. La partecipazione speciale di Ryan Bader e Bas Rutten, veri lottatori, contribuisce a rendere questo universo più autentico. Il campione del mondo di pugilato Oleksandr Usyk rappresenta poi la ciliegina sulla torta.
Un altro tema incisivo è quello della mascolinità ferita: Kerr incarna l’uomo costretto a mostrarsi invincibile, refrattario a ogni debolezza. Odia piangere, mostrarsi fragile, ma inevitabilmente lo fa e in quelle lacrime si rivela la sua parte umana. Dawn Staples, interpretata dalla bellissima Emily Blunt, vive interamente all’ombra di Kerr. Deve conoscere ogni dettaglio della sua routine, persino la ricetta settimanale del suo frullato proteico.
La vita del campione diventa una prigione condivisa, dove ogni gesto e ogni parola si caricano di frustrazione. Dawn vuole solo di sentirsi parte di quell’universo chiuso, è il volto della vulnerabilità e della dipendenza affettiva, pronta a sacrificare se stessa in nome di un amore che la consuma. Temi come la salute mentale e l’esasperazione emotiva emergono con impeto.
Simbolicamente, nel film è sfruttata l’immagine del piatto spaccato, l’arte giapponese del kintsugi: ciò che si rompe può essere ricostruito, ma porterà sempre i segni delle crepe. Quanto costa allora la vittoria? Tanto, specialmente perché la lotta non è più una questione di vittoria o sconfitta. La narrazione assume un ritmo da montagne russe, alternando rinascite e cadute, momenti di lucidità e di disperazione.
Il tema del sacrificio è costante: fino a che punto è lecito spingersi? Per Mark, ogni trionfo è anche una condanna e ogni sconfitta un baratro. La pellicola diventa una riflessione dolorosa su cosa significhi essere forti in un mondo che lo pretende e mette in scena il prezzo del successo nello sport estremo.
Curiosità
Dwayne Johnson è soltanto tre anni più giovane del vero Mark Kerr.

