Titolo originale: Trap
Regia e sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Cast: Josh Hartnett, Ariel Donoghue, Saleka Shyamalan, Alison Pill
Musiche: Herdis Stefánsdóttir
Produzione: Regno Unito, Canada, USA 2024
Genere: Thriller
Durata: 105 minuti
Trama
È il grande giorno del concerto di Lady Raven (Saleka Shyamalan), giovane cantante che spopola fra i teenagers. Cooper (Josh Hartnett) e sua figlia Riley (Ariel Donoghue) prendono posto all’interno del complesso in cui si tiene l’evento, presidiato da centinaia di poliziotti e agenti S.W.A.T. impegnati in una serrata caccia all’uomo: fra gli spettatori, infatti, si nasconde il serial killer noto come Il Macellaio, braccato dall’F.B.I. e dall’esperta profiler Josephine Grant (Hayley Mills).
Recensione
Dopo Bussano alla Porta, il candidato all’Oscar M. Night Shyamalan torna al cinema con Trap, prima opera cinematografica diretta per la Warner Bros dopo la storica collaborazione fra il regista indiano e la Universal Pictures. Un film cruciale che coincide con il pieno ritorno all’autorialità trasversale del cineasta, la cui sceneggiatura è tradotta sul grande schermo con un’autorevolezza tale da ricordare i primi inimitabili capolavori di M. Night, fra tutti Il Sesto Senso e Signs.
Un thriller dal sapore hitchcockiano, che viaggia sui binari del crime psicologico moderno, intrecciato al delicato vimini dell’intimismo scenico. Trap vuole anzitutto ragionare e riflettere in merito al divismo contemporaneo e alla pericolosa presa degli idoli star sulla Generazione Z, il monopolio mediale del cellulare come unico oggetto al centro delle relazioni umane.
In questa dimensione di euforia delirante di fronte al palco in cui si muove Lady Raven alias Saleka Shyamalan – figlia del regista – l’epicentro narrativo vive non nella situazione ma nella concatenazione tensiva delle circostanze che si presentano. La storia, così, si evolve in continuazione, progredendo attraverso un movimento a elastico capace di definire l’andamento misterioso del racconto.
Riuscire a inquietare, angosciare e spargere pathos senza mostrare una goccia di sangue è impresa alla portata di pochi, eppure M. Night la compie con disarmante disinvoltura, costruendo oltremodo un apparato di inquadrature dall’allure classico ma stupefacente. In tutto ciò, Josh Hartnett si pone sul piedistallo della concretezza, offrendo una performance da brivido fatta di sguardi glaciali, lievi spasmi del volto, voce pacata ma tagliente.
Non un’opera di rottura, non una reale reminiscenza né una svolta totale. Trap corrisponde a una pellicola inedita nella carriera di Shyamalan, caratterizzata dalla forza del punto di vista e dall’energia del momento che chiama in causa anche lo spettatore, coinvolto dai ricorrenti sguardi in macchina non certo nuovi al cinema eppure incisivi ed efficaci. Note aggiuntive: l’ironia sottile e un senso di inafferrabilità.
Nessun plot twist ma Shyamalan c’è, eccome!
Curiosità
Da vedere la scena durante i titoli di coda con il siparietto di Jonathan Langdon nella parte dell’ingenuo Jamie.