- Cinema e divano

Material Love

Titolo originale: Materialists

Regia e sceneggiatura: Celine Song

Cast: Dakota Johnson, Chris Evans, Pedro Pascal, Zoe Winters

Musiche: Daniel Pemberton

Produzione: USA 2025

Genere: Commedia

Durata: 116 minuti

Trailer

Credit to Atsushi Nishijima

Trama

Nella New York contemporanea la matchmaker di coppie Lucy (Dakota Johnson) si trova a dover scegliere il suo futuro relazionale tra il “ragazzo perfetto” e il suo ex, l’opposto.

Recensione

Dopo l’esordio con Past Lives, Celine Song torna ad affrontare la tematica dell’amore e della coppia con una pellicola dall’approccio più mainstream, la quale mantiene, tuttavia, uno sguardo autoriale. Il titolo stesso rappresenta il senso morale dell’opera o forse, più in generale, una tematica che sembra essere cara alla regista, nel raccontare le complessità e le sfide delle moderne relazioni.

In un progetto certamente più “alla portata” di un pubblico vasto, complice la scelta degli interpreti, la regia si mostra in grado di guidare l’opera con maturità. Nel mostrare le dinamiche relazionali tra i personaggi, nelle sequenze tra Johnson e il “ragazzo perfetto” Pascal si preferisce uno stile più sobrio e impostato, per lasciare spazio a inquadrature più movimentate e con camera a mano quando il punto di vista si sposta sulla vita più sregolata e precaria di Evans. Una regia più distaccata e fredda nel primo caso e decisamente più intensa nel secondo.

L’amore mostrato nel film è frutto di una complessa negoziazione tra sentimento e convenienza e viene mostrato come possa essere il risultato di uno status sociale. Per questo l’elegante Harry, interpretato da Pedro Pascal, non riesce a fare breccia nello spettatore come il disordinato John di Chris Evans.

Da evidenziare l’intelligente uso della fotografia nei luoghi che i personaggi abitano. Gli spazi della vita di Harry sono ampi, vuoti, spesso oscuri, con luce fioca e artificiale. Quando vediamo John, veniamo colpiti dalla frenesia dei suoi habitat, dalla casa divisa con svariati coinquilini, dalla sporcizia che lo circonda, e dall’intensa luce naturale che colpisce il suo volto e i suoi ambienti. Tra Johnson e Pascal sembra vivere l’economicità di un rapporto logico, calcolato “matematicamente”.

Le sequenze con Evans mostrano invece l’altra faccia del sentimento per Song, più imperfetto ma reale e istintivo. La Lucy di Dakota Johnson cerca di destreggiarsi tra questi due mondi, combattendo tra razionalità e sentimento, alla ricerca di una vita felice più che giusta.

La scelta di ambientare la vicenda a New York, seppur inserisca il film in un immaginario ormai canonizzato, crea il giusto contesto sia per le vicende dei personaggi sia per il lavoro scenografico che è stato svolto nell’uso degli ambienti. Il racconto si svolge con personalità, e riesce a svincolarsi da alcuni risvolti prevedibili pur rimanendo all’interno delle più ampie convenzioni del genere.

Gli interpreti sono diretti con tatto e le loro interazioni vivono di una tensione silente, e se ne coglie la passionalità. La protagonista Lucy è intrigante, nonché moralmente discutibile (lei stessa lo ammette varie volte) nei comportamenti e nelle idee. La sfida ideale tra i due partner rappresenta allo stesso tempo un modo di pensare e vivere le relazioni contemporanee.

Nota dolente per l’assenza di un approfondimento relativo ad alcuni eventi dall’impatto pesante sulla narrazione, troppo deboli in assenza del giusto tempo narrativo per poter essere sviluppate come dovuto. Material Love si può considerare un progetto certamente meno “ricercato” rispetto alla prima opera della regista, che non si accontenta di replicare consolidati schemi narrativi e visivi.

La narrazione ha implicazioni morali piuttosto interessanti e si può inserire agevolmente in un più ampio discorso sociale che tutt’oggi ci riguarda. Cos’è l’amore oggi? E su cosa si basa oggi questo sentimento?

Curiosità

Proprio come nel film d’esordio, Celine Song ha deciso di girare su pellicola 35 mm.

Federico Tocci

Studente Magistrale al DAMS di Roma. Un tennista amante della sala, che oltre ai musei all’estero se ne va anche al cinema! E se è d’autore o in versione originale, anche meglio!
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