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Lago Fontanej: un’oasi naturalistica della Corona Verde

In Italia ci sono più di 1.500 laghi e il calcolo include specchi d’acqua di varie dimensioni, alcuni presi letteralmente d’assalto per la fama che si sono guadagnati nel tempo, altri invece trascurati poiché non si conoscono. Tanto meglio: la bellezza non sempre ha bisogno di riflettori per venire apprezzata.

Il Lago Fontanej rappresenta il tipico esempio di oasi di pace lacustre ignorata (per fortuna) dal turismo di massa e quindi indenne al rischio del famigerato overtourism. Si trova nella prima campagna di Pianezza (TO) e la sua origine di deve a un massiccio deposito di argilla che ha impermeabilizzato una piccola conca morenica formatasi su un ghiacciaio ripario.

Per 400.000 anni il lago ha vissuto i mutamenti della natura progressivamente antropizzata, alimentandosi con acque deflue e risorgive di falda per lo più freatica. Pur generando una consistente proliferazione di piante palustri, specie floreali campestri e arbusti congegnali all’esistenza di esemplari faunistici diversificati (avifauna e anfibi, insetti, pesci), il Fontanej ha attraversato fasi evolutive talvolta complicate.

Il lago nel progetto Corona Verde

L’Amministrazione Comunale pianezzese l’ha reso attrattiva principale di un parco a fruizione pubblica, dotandolo di tavoli da picnic e persino punti griglia in pietra. Inciviltà, incuria e brusche variazioni climatiche (causa di una pericolosa siccità) hanno in pochissimo tempo peggiorato le condizioni dell’oasi, cui si è fatto fronte inserendo la zona in un programma mirato di riqualificazione ambientale, denominata “Progetto strategico della Corona Verde”, possibile grazie a fondi della Regione Piemonte.

Ciò ha comportato fra il 2012 e il 2014 un’operazione di rinaturalizzazione del lago, dragato, ripulito, bonificato, tappa di un percorso ciclopedonale. Esiste inoltre un punto di ristoro e accoglienza, il ristorante pizzeria Maria Bricca, intitolato alla popolana divenuta eroina guidando nella notte fra il 5 e il 6 settembre 1706 i soldati piemontesi lungo una galleria segreta fino al Castello di Pianezza, per colpire i militi francesi impegnati nell’assedio di Torino.

Percorso intorno al lago

Il lago è meta di escursionisti e amanti della quiete, alcuni armati solamente di canna per la pesca di carpe, pesci gatto e lucci, altri semplicemente di passaggio per ammirare uno spettacolo in cui dominano il verde delle ninfee, l’imperversare di anatre e cormorani.

Si può percorrere l’anello perimetrale, accedere all’area picnic con tavoli e giochi per bambini, penetrare il tessuto naturalistico fra le ombre degli alberi, superare un ponte, rimirare l’orizzonte lacustre da un balcone affacciato sull’acqua e proseguire sull’ultimo lato sostando su una delle panchine, non prima però di aver contemplato un canneto brulicante di tife oltre l’isola boscosa.

Quando si torna al punto in cui si è iniziato il giro, la vista dell’enorme salice che si specchia sull’acqua come un vecchio Narciso dà il buongiorno pronunciando con il fruscio delle foglie un caloroso e seducente arrivederci.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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