Prende il nome dalla megalopoli capoluogo dell’isola montuosa di Hokkaido in Giappone e significa letteralmente “grande fiume che attraversa la pianura”.
Dovrebbe essere questa l’idea portante della birra Sapporo, prodotta dalla サッポロビール株式会社 Sapporo Bīru Kabushiki-gaisha la cui fondazione risale al 1876.
All’epoca quella del birraio Seibei Nakagawa non era che una bottega, mentre oggi ci troviamo a parlare di un corpus di fabbriche brassicole con sede centrale a Tokyo presso il quartiere Ebisu a Shibuya.
Nella terra del Sol Levante si contano in tutto cinque birrifici: Sendai a Natori (1971), Shizuoka a Yaizu (1980), Chiba (1988), Hokkaido a Eniwa (1989) e Kyūshū ad Hita (2000).
La società ha acquisito una caratura internazionale avendo rilevato stabilimenti in Canada e Stati Uniti d’America per espandere la produzione e le referenze: le tipologie di birra sono infatti plurime e si va dalla Sapporo Draft (o Premium) alla Yebisu, fino alla Sleeman Cream Ale. Persino il grande regista Yasujirō Ozu concede al marchio più di una scena ne Il gusto del sakè diretto nel 1962.
Esiste poi un altro stabilimento che si trova nel distretto di Đức Hòa a Long An in Vietnam. Da questo birrificio proviene la Sapporo Premium in lattina da 65 cl. che abbiamo sottoposto a tasting.
Lager classica Vietnam imported
In tutta franchezza ci si aspettava una qualità perlomeno eguale a quella attribuibile alla Yebisu Premium, una birra considerata deluxe in Giappone, malto 100%. No, la imported vietnamita non ci si avvicina neanche e non possiede il celebrato “tocco di classe” necessario allo scatto di gusto.
È una lager classica, facile da bere, presentata in lattina metallizzata a forma di bicchiere sulla quale campeggia il famoso marchio con la stella gialla sull’alloro di spighe e luppoli.
La Silver Sapporo a bassa fermentazione raggiunge il 5,2% di tenore alcolico, è amarognola e priva di particolari aromi, tanto da poterla abbinare a cibi magri e asciutti come riso o carni bianche.