Dove vederlo: Amazon Prime Video
Titolo originale: A working man
Regia: David Ayer
Sceneggiatura: Sylvester Stallone, David Ayer
Cast: Jason Statham, Arianna Rivas, Jason Flemyng, David Harbour
Musiche: Jared Michael Fry
Produzione: Regno Unito, USA 2025
Genere: Azione
Durata: 116 minuti
Trama
Levon Cade (Jason Statham), ex soldato speciale delle forze britanniche, ha chiuso con il passato e ora lavora come capo cantiere per l’imprenditore edile Joe Garcia (Michael Peña). Quando però la giovane figlia di quest’ultimo viene rapita da un’organizzazione russa che traffica in esseri umani, Levon rimette mano ai vecchi “strumenti di lavoro” dichiarando guerra a boss e criminali.
Recensione
Nonostante sia evidente l’operazione di mashup messa in scena per confezionare l’ennesimo action muscolare, infuocato e vendicativo, A working man risente molto positivamente di una scrittura autorevole, quella di chi non sbaglia un colpo manco a volerlo: Sylvester Stallone. La sua sceneggiatura – adattamento del romanzo Levon’s Trade di Chuck Dixon – è realizzata a quattro mani con David Ayer, regista che più coerente non si può, dedito fin dall’esordio a un cinema forsennato, adrenalinico e dal carattere fusion.
Ad appena un anno dal precedente The Beekeeper, Ayer trova un altro soggetto su misura per Jason Statham, che nella propria comfort zone si muove come una furia facendosi beffe del tempo trascorso e dell’età che avanza. L’attore 58enne non perde smalto, colpisce forte e spara ancora meglio seguitando a essere ultraconvincente. Se poi hai Sly come sceneggiatore e produttore (con la Balboa Production), allora tutto viene più facile anche in termini di budget (40 mln di dollari investiti con incasso lordo worldwide più che raddoppiato).
A working man è un film deciso, spaccone sì ma parimenti concreto, dal ritmo altissimo, pulito nella coreografia dei combattimenti, ligio a un montaggio frenetico ma ordinato. E non manca l’ironia pungente di Statham, ispirato probabilmente dalle vecchie battute anni ’80 di Arnold Schwarzenegger che una vecchia volpe come Stallone conosce, riproponendole nella celluloide moderna.
Quella di Ayer è un’opera derivativa, sulla scia di Io vi troverò, ma ha cartucce cariche di fascino visivo che non lascia indifferenti nemmeno chi di pellicole d’azione ne ha viste a migliaia.
Curiosità
Durante i titoli di testa viene raccontato brevemente il passato di Levon e i trascorsi militari insieme all’amico Gunny Lafferty.