- Cinema e divano

Una figlia

Titolo originale: Una figlia

Regia: Ivano De Matteo

Sceneggiatura: Ivano De Matteo, Valentina Ferlan

Cast: Stefano Accorsi, Ginevra Francesconi, Michela Cescon, Thony

Produzione: Italia 2025

Genere: Drammatico

Durata: 103 minuti

Trailer

Foto: © 01 Distribution

Trama

L’adolescente Sofia (Ginevra Francesconi) non ha mai accettato la relazione di suo padre Pietro (Stefano Accorsi) con Chiara (Thony) dopo la morte della madre. Nonostante i tentativi della nuova compagna di stabilire un legame con la figliastra, la tensione fra le due donne non si allenta, scatenandosi tragicamente in una sera come tante. Una sera che nessuno potrà più dimenticare.

Recensione

Ancora una volta, Ivano De Matteo “la tocca piano” ispessendo la propria vibrante filmografia con l’ennesima, tragica riflessione sulle conseguenze derivanti dalle distorsioni umane nella deriva morale prima che sociale. Per il regista romano non esistono santi ma soltanto peccatori, nel mezzo testimoni del disfacimento.

Un campionario di interpreti nell’imprevedibile teatro dell’esistenza si rivela attraverso situazioni connesse tramite un sardonico tracciato che sa di destino già scritto. È tuttavia sempre e solo la scelta l’elemento cruciale e il comune denominatore delle storie raccontate, e non fa eccezione Una figlia, libera trasposizione in celluloide del romanzo Qualunque cosa accada di Ciro Noja, sceneggiatura dello stesso De Matteo e Valentina Ferlan.

Dopo il pugno allo stomaco inferto da Mia (2023), l’ultima opera cinematografica colpisce dritto in faccia tornando a occuparsi di adolescenza problematica da una prospettiva completamente antitetica e inversa. La sensibilità della vittima lascia posto all’inconsapevolezza del carnefice, il tentativo di suicidio all’istinto improvviso dell’omicidio punizione.

L’autrice del delitto, però, non è un’assassina ma una giovane donna che deve fare i conti con l’incapacità di superare il trauma del lutto. E nel tremendo fendente di sangue, il legame fra un padre e sua figlia rischia di annegare e inabissarsi. Stefano Accorsi e Ginevra Francesconi percorrono nei ruoli di Pietro e Sofia l’intero plot lungo due piani paralleli studiati per incrociarsi ma non ricongiungersi.

Nella linearità del rapporto causa-effetto – preludio, “incidente”, constatazione, arresto, reclusione, vita che si desquama e cambia pelle – ogni giustificazione viene affossata dall’inoppugnabile evidenza. Eppure all’incontestabile violenza fatale non segue degna pena, risolta da una blanda quanto breve detenzione, accondiscendenza dei funzionari del carcere (lo sdegno è andato perduto a favore della solidarietà femminile) e una “messa in prova” talmente miracolosa da pulire addirittura la fedina penale di chi si è macchiato le mani di sangue innocente.

In questo, Una figlia sembra porsi in maniera critica nei confronti del sistema giudiziario italiano, denunciando sottotestualmente il potere dell’indulgenza verso il minore e la riluttanza alla punizione severa ed esemplare.

Il tema centrale della pellicola risulta poi specularmente opposta alla visione familiare offerta dall’indimenticabile I nostri ragazzi (2014): il Pietro Battisti di Accorsi non copre bensì condanna senza appello le orrende malefatte della figlia. Ne prende le distanze con rabbia e sconvolgimento emotivo struggente, salvo maturare una sorta di perdono viziato dall’indelebile disappunto genitoriale.

Curiosità

Nel film c’è un cameo di Milena Mancini, che in “Mia” interpretava la parte della madre Valeria.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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