- Cinema e divano

Achille Lauro – La crociera del terrore

Uscita: 7 ottobre 2025

Dove vederlo: Sky Crime, History Channel

Titolo originale: Achille Lauro – La crociera del terrore

Regia: Simone Manetti

Sceneggiatura: Giuseppe Bentivegna, Vania Del Borgo, Raffaele Brunetti

Produzione: Italia 2025

Genere: Documentario

 

Nel pieno degli anni Ottanta, tra tensioni mediorientali, terrorismo internazionale e il costante equilibrio instabile della Guerra Fredda, il Mediterraneo divenne teatro di un episodio destinato a entrare nella storia. Nell’ottobre 1985 la nave da crociera italiana Achille Lauro fu dirottata da un commando palestinese, trasformando un viaggio di svago e lusso in una crisi diplomatica globale.

Il docufilm Achille Lauro – La crociera del terrore, scritto da Giuseppe Bevintegna, Vania Del Borgo e Raffaele Brunetti, diretto da Simone Manetti e prodotto da B&B Film, riporta alla luce quel drammatico evento restituendolo in tutta la sua complessità.

Il contesto storico

Il sequestro si colloca in un’epoca segnata da una fitta rete di tensioni. In Medio Oriente la questione palestinese era al centro di conflitti e rivendicazioni armate, mentre in Europa e negli Stati Uniti d’America cresceva la paura per gli attacchi terroristici. Allo stesso tempo, i rapporti tra USA e Unione Sovietica si giocavano anche sulle crisi regionali, trasformando ogni evento in un banco di prova per la diplomazia internazionale.

Il dirottamento e la crisi di Sigonella

Il 7 ottobre 1985 quattro militanti del Fronte per la Liberazione della Palestina presero il controllo della nave Achille Lauro al largo delle coste egiziane, con oltre 400 persone a bordo. Le richieste riguardavano la liberazione di prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Nel corso del sequestro fu ucciso Leon Klinghoffer, cittadino americano di origine ebraica: la sua morte portò la vicenda sotto i riflettori del mondo intero.

La resa in Egitto aprì un nuovo fronte: l’intercettazione dell’aereo che trasportava i dirottatori e il dirigente dell’OLP Abu Abbas portò alla celebre crisi di Sigonella. Qui, sulla pista siciliana, si consumò il braccio di ferro tra Italia e Stati Uniti. Bettino Craxi rivendicò la sovranità nazionale, opponendosi alla volontà americana di estradare immediatamente i responsabili. Fu uno dei momenti più delicati della politica estera italiana del dopoguerra.

Le testimonianze e la dimensione poetica

Il documentario trova la propria forza nelle voci dirette. Tra le più cruciali spicca quella di uno dei dirottatori, che per la prima volta apre uno squarcio sul contesto palestinese da cui proveniva. La sua frase “Noi bambini non vivevamo nella spensieratezza, eravamo chiusi in ghetto, addestrati per riconquistare la terra palestinese. La libertà è il Kalashnikov” racchiude la tragedia di un popolo e l’educazione alla lotta come unica prospettiva di vita.

Questa testimonianza, forse la più toccante del film, non giustifica la violenza, ma la colloca dentro una cornice storica e sociale che permette di comprenderne le radici. Ne emerge l’immagine dei dirottatori come meri esecutori di un mandato politico e religioso, portato avanti dal Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP): giovani cresciuti in un contesto in cui la vita stessa veniva sacrificata a un ideale collettivo.

Manetti sceglie di lasciare che queste parole risuonino senza filtri, creando un contrasto potente con le immagini della crociera: da un lato, la leggerezza del lusso e dell’intrattenimento televisivo, dall’altro la durezza di una realtà segnata dalla violenza e dall’assenza di futuro. È in questa frattura che il docufilm trova la sua dimensione poetica, restituendo complessità e umanità a figure spesso ridotte a semplici etichette.

Un racconto equilibrato

La vicenda dell’Achille Lauro è stata oggetto di molte narrazioni, ma questa versione si distingue per l’equilibrio e la solidità metodologica. Achille Lauro – La crociera del terrore si fonda su un lavoro accurato di ricerca storica e sulla raccolta di testimonianze dirette, evitando semplificazioni, revisioni di comodo o interpretazioni piegate a logiche editoriali.

La scelta registica e autoriale è quella di non assumere schieramenti, ma di restituire allo spettatore un racconto conforme ai fatti e capace di far emergere la complessità di un evento che intrecciò cronaca, diplomazia e politica internazionale. Il film porta così a galla una ferita dimenticata, che il tempo e la retorica politica avevano progressivamente sepolto, ma che conserva intatte le sue connessioni con l’oggi. Le tensioni tra terrorismo, sovranità nazionale, alleanze internazionali e conflitti mediorientali restano infatti temi centrali anche nell’attualità.

La vicenda del 1985, così come restituita dal lavoro di Bevintegna, Del Borgo, Brunetti e dalla regia di Manetti, assume quindi un valore che va oltre la memoria: diventa uno specchio delle contraddizioni contemporanee e un invito a riflettere su ferite storiche mai davvero sanate.

Giorgia Lanzilotti

Giorgia Lanzilotti, nata a Brindisi il 28 gennaio 2004. Studia Teatro, cinema e media presso l'università La Sapienza di Roma. Autrice e regista del corto "INSIDE" in concorso ai David di Donatello 2024. Si avvicina al mondo delle arti cinematografiche e teatrali sin da piccola (6 anni), e decide di farne un lavoro.
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