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Il monologo sulle donne di Frank Slade

Burbero, acido, misantropo e in lotta col mondo ma… mai cattivo. Sì, certo, in tutto ciò che dice e fa c’è una piccante punta di cinismo, eppure Frank Slade possiede un gran cuore, quello di un colonnello che alla patria ha dato se stesso e la propria vista.

Nonostante la cecità – sua ossessiva compagna di viaggio – e l’indifferenza verso parenti, bambini e altri esseri umani, il protagonista di Scent of a woman (Martin Brest, 1992) convive con i propositi di una missione: conoscere, esplorare e amare le donne, quelle vere, le femmine siffatte per le quali nutre una passione assoluta, incomparabile.

Padre putativo e mentore

Quando gli viene suo malgrado affiancato il giovane Charles per assisterlo, Frank sveste progressivamente i panni di anacronistico soldato ligio al dovere per indossare gli abiti di padre putativo, di mentore propenso a fare del ragazzo un uomo. E cosa si insegna a un puer per entrare ufficialmente nell’età adulta? Naturalmente ad amare e comprendere le plurime sfaccettature di un’omologa femminile, perché Lui non potrà mai stare senza Lei.

La mancanza di una compagna rappresenta una lacuna troppo grande nella vita, un buco nero con cui nessuno vorrebbe avere a che fare, neanche il più misogino degli uomini. Frank Slade misogino non lo è per niente, tanto da regalare al buon Charles un’autentica perla di saggezza ch’è un estratto di poesia del mondo, una lirica a metrica libera trasformata in un monologo unico e inimitabile, specie se declamato da Al Pacino per mezzo del suo eccezionale doppiatore, Giancarlo Giannini.

Ovidio e Ars Amatoria: inno alla donna

A innescare la miccia di questo fiume di profonda ammirazione è il profumo della hostess “Dafne” catturato dalle narici vogliose e supersviluppate di Frank. L’Ovidio che c’è in lui rievoca alcuni versi dell’Ars Amatoria. È così che, assunto il ruolo di praeceptor amoris – professore di erotismo (letteralmente precettore d’amore) – il colonnello pronuncia un inno alla donna senza eguali, condensandone in poche righe l’essenza.

Le donne… Sai cosa ti dico? Chi le ha create… Dio deve essere proprio un genio. I capelli… I capelli sono tutto, lo sai? Hai mai affondato il naso in una montagna di capelli sognando di addormentartici sopra? Oh, le labbra… Quando toccano le tue è come… il primo sorso di vino dopo che hai attraversato il deserto!

Le tette… belle tettone, tettine, capezzoli. Capezzoli che ti puntano addosso come baionette in estate. E le gambe… Non importa che siano colonne greche o gambe di pianoforte: è quel che c’è in mezzo… uhm… il passaporto per il paradiso! Ho voglia di bere.

Sì, signor Simms… ci sono solo due sillabe sulla faccia di questa Terra degne di ascolto… Fica!

Guarda la scena

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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