
Ardentemente desiderato da ogni ingranaggio dell’industria del cinema, è considerato l’apice della carriera cinematografica, un’onorificenza che glorifica tutti gli sforzi compiuti non solo da grandi registi e interpreti, ma anche da tecnici, costumisti e sceneggiatori.
Il Premio Oscar® si contestualizza in una serie di innovazioni tecnologiche e mentre la televisione stava iniziando a conquistare i nostri cuori, nel 1927, un gruppo di massimi esponenti del mondo della Settima Arte si riunisce in una magica California d’altri tempi per fondare l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, un’organizzazione atta a sostenere lo sviluppo del fiorente settore del cinema.
Durante l’inaugurazione di questa, ormai, storica istituzione, venne proposta l’idea di una serie di riconoscimenti per registi, attori e altri addetti ai lavori. Fu Cecil Gibbons – dirigente della nuova “Academy” e della storica casa di produzione Metro-Goldwyn-Mayer – a disegnare su un fazzoletto una prima bozza dell’iconica statuetta ed è inutile dire quanto ebbe successo.
La creazione della storica statuetta
L’obiettivo era quello di realizzare un nuovo trofeo che si distinguesse dai soliti banali premi a forma di coppa, quindi il progetto venne affidato allo scultore americano George Stanley, che riprodusse il disegno di Gibbons in versione tridimensionale, utilizzando bronzo con placcature in oro 24 carati il cui valore commerciale si aggira tuttora intorno ai 295 dollari.
Tuttavia, dal 1942 al 1945, venne utilizzato il gesso per via della scarsità di materiali reperibili durante la Seconda Guerra Mondiale e per abbassarne il valore in modo da evitare che venisse rubata o venduta. L’Academy, infatti, ha vietato la vendita del trofeo a meno che non venga prima data la possibilità all’organizzazione stessa di ricomprarla al valore simbolico di 1 dollaro. È rimasto invariato, invece, il design, che consisteva in un trofeo di circa 34 centimetri rappresentante un uomo che stringe a sé una spada.
Per quanto riguarda il nome, ci sono varie leggende che cercano di spiegare le origini di “Oscar”. La teoria più gettonata è attribuibile a Margaret Herrick, una segretaria e bibliotecaria dell’Academy che, vedendo la statuetta per la prima volta, esclamò che somigliava a suo zio chiamato, per l’appunto, Oscar.
La prima edizione degli Oscar e i film premiati
La prima edizione si tenne nel 1929 durante una festa privata nella Blossom Room al Roosevelt Hotel di Los Angeles. Un evento al quale parteciparono 270 invitati in tenuta elegante tra cineasti e artisti, la cui conduzione venne affidata a due grandi nomi della scena hollywoodiana anni ’20, Douglas Fairbanks e William C. DeMille.
Inoltre, in occasione dell’evento, venne realizzata una riproduzione in zucchero della statuetta. La prima pellicola premiata fu Wings, film di guerra del 1927 diretto da William A. Wellman, che si aggiudicò l’Oscar come Miglior film e divenne unico vincitore assoluto per i Migliori effetti tecnici, categoria poi abolita.
Il premio per la miglior regia andò, invece, all’italoamericano Frank Borzage per il drammatico Seventh Heaven e a Lewis Milestone per la commedia Notte d’Arabia. I tanto ambiti Oscar per Miglior attore e Miglior attrice vennero assegnati rispettivamente al tedesco naturalizzato austriaco Emil Jannings e all’attrice Janet Gaynor. Tra i grandi esclusi di questa prima edizione compare Charlie Chaplin, il quale ricevette il simbolico premio speciale di consolazione per The Circus (1928).
Il secondo rendez-vous manifestò già un primo sviluppo con l’inclusione dei musical, segnando la trionfale entrata in scena del sonoro. Alcune pellicole si sono distinte per aver vinto un numero considerevole di riconoscimenti durante questa solenne cerimonia, da Titanic a Ben-Hur.
I record di vittorie
Il nome più vincente nella storia dell’evento è quello di Walt Disney, ben 26 vittorie su 64 candidature e non mancano i record anche tra le donne, dove spiccano Katharine Hepburn, Ingrid Bergman e Meryl Streep. Degna di nota è Tatum O’Neal, attrice di soli 10 anni che, ottenendo l’Oscar® come Miglior attrice non protagonista grazie alla sua interpretazione in Paper Moon (1973), si proclama la più giovane vincitrice della storia.
O’Neal non fu, tuttavia, la prima bambina ad avere un posto all’evento più importante del mondo cinematografico. L’Academy istituì un premio speciale chiamato Juvenile Award, che premiava le performance dei baby attori, un riconoscimento rimasto in vigore fino al 1962.
Le motivazioni che spinsero l’organizzazione a ideare questo titolo ha origine dopo la candidatura, nel 1931, dell’attore di soli 9 anni Jackie Cooper, il quale mise in imbarazzo gli adulti che concorrevano con lui, dato che nessuno voleva vincere contro un bambino, né tantomeno perdere.
La categoria venne abolita dopo la vittoria della sedicenne Patty Duke per Anna dei miracoli al fianco di Anne Bancroft.
Atti di protesta e scandali
Per quanto importante e ambita, c’è chi disertò la kermesse o la strumentalizzò per mandare un messaggio e fare scalpore. Un esempio celebre fu Marlon Brando, candidato nel ’73 come Miglior attore protagonista ne Il Padrino: decise di inviare la nativa americana Sacheen Littlefeather a rappresentarlo, rifiutando il premio per leggere un discorso, suscitando sdegno e fischi dal pubblico, nel quale si distinse un John Wayne imbufalito, trattenuto a forza dalla sicurezza.
Nel 2003 Roman Polanski disertò la cerimonia alla quale era candidato con Il Pianista, per via delle accuse di violenza sessuale che lo coinvolgevano e delegando a ritirare il premio il divo Harrison Ford.
Tra Oscar® e Nobel spunta il nome di Bob Dylan. Il musicista, infatti, è negli annali insieme al letterato George Bernard Shaw per aver messo sullo scaffale entrambe le massime onorificenze. Tuttavia, Dylan non si presentò alla premiazione e chiese a Patty Smith di ritirare il trofeo in sua vece.
L’attesa per il nuovo appuntamento
Dal 1927 ad oggi, il cinema continua a rivendicare annualmente l’attenzione che merita e c’è grande attesa per l’ennesimo appuntamento, che punta i riflettori di tutto il mondo su una Hollywood che vive il progresso tra la sala e l’emergere inesorabile delle piattaforme streaming, senza abbandonare la sua realtà fatta di arte, lusso ed eccessi.