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Sorvolando Los Angeles

Elicotteri dell’esercito statunitense solcano il cielo, ciascuno incaricato di trasportare contingenti armati ed equipaggiati per entrare in guerra. Diretti alla Base Operativa presso l’Aeroporto di Santa Monica, sorvolano la baia di Los Angeles mentre ovunque si susseguono senza sosta esplosioni dal fragore agghiacciante.

È lo scenario che si apre tragico in uno dei climax più alti di World Invasion, l’exploit fantascientifico diretto nel 2011 da Jonathan Liebesman (Al calare delle tenebre, The killing room).

Il fattore umano dei soldati in guerra

Vi sarete sempre chiesti, sfogliando i libri di storia, cosa avranno provato i soldati che hanno combattuto i maggiori conflitti bellici, un’inevitabile paura di morire, di non far ritorno a casa se non dentro una bara o a costo di gravi mutilazioni.

Veterani, reclute, giovani e giovanissimi, riserve, capitani e fanteria: l’età e il grado finiscono col contare poco quando ci si deve confrontare con i medesimi timori, schivando a più riprese la falce della Nera Signora e sapendo di dover comunque avanzare, dipendere da ordini spesso sprezzanti di quel fattore umano capace di rendere tutti estremamente vulnerabili.

Smarrimento e terrore: una perfetta scala dei piani

In una sola, emblematica sequenza di mobilitazione, Liebesman ci racconta lo smarrimento e il terrore, e lo fa attraverso le espressioni preoccupate dei giovani commilitoni di Michael Nantz, eroico sergente interpretato da Aaron Eckhart.

Il regista sudafricano dà prova di conoscere alla perfezione la scala dei piani e la utilizza interamente alternando panoramiche a campi lunghi nel bel mezzo di un attacco alieno che infuria annunciato da quello creduto soltanto uno sciame meteoritico. Invece l’invasione è una realtà, non più la finzione de La guerra dei mondi messa in scena nel 1953 da Byron Haskin (su ispirazione dell’omonimo romanzo di fine ‘800 scritto da H.G. Wells).

Non se ne capacitano il tenente Martinez, il caporale Harris, Imlay, Lockett e tutto il resto dell’equipaggio elitrasportato. A ognuno di loro è dedicato un primissimo piano mentre l’inquadratura vibra per gli scossoni subiti nello slalom sospeso fra gli squarci della volta celeste, sopra una Los Angeles già devastata ancor prima del vero inizio della battaglia.

Ecco carpiti gli sguardi di chi non sa cosa pensare nel bel mezzo di un caos senza precedenti, osservando dai finestrini la spiaggia della città ricolma di fuochi, il litorale primo fronte dello scontro.

Costruzione tecnica della scena: riprese aeree e colonna sonora

Le riprese aeree sorprendono per il modo in cui vengono condotte. Liebesman dimostra di aver studiato bene l’Apocalypse Now di Francis Ford Coppola e il District 9 di Neill Blomkamp girato appena due anni prima. È tuttavia dentro l’elicottero di Nantz e compagni che accade praticamente tutto, fra i sussurri, le esclamazioni strozzate dai versi e il gran daffare dei piloti nel clima rovente del preludio alla violenta contesa di terra.

C’è chi prega, chi chiude gli occhi, chi stringe il proprio fucile sperando di mettere i piedi a terra e non essere abbattuto prima ancora di aver sparato un solo colpo. Cosa si prova a sentirsi l’ultimo baluardo del genere umano, elemento di una difesa che se crollasse porrebbe fine al futuro di mogli, figli, nipoti e fratelli?

Una pangea enorme di sentimenti condivisi si condensa nell’epica colonna sonora di Brian Tyler, una soundtrack memorabile il cui odore del sacrificio aleggia sulle note del patriottismo più vigoroso. Un altro campo lungo fa intravedere i grattacieli sullo sfondo, poi la squadriglia di elicotteri in formazione raggiunge la base, atterra e da qui il destino del mondo è nelle mani di soldati che corrono a prendere posizione affinché Los Angeles non ceda e regga l’urto degli ostili invasori.

Guarda la scena.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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