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Tu fai schifo a me!

La sopravvivenza è un istinto primordiale dell’essere umano. Vince su tutto, sui pensieri e sulle emozioni, sui sentimenti e sulle disperazioni. La volontà di rimanere attaccati alla vita secondo l’antico adagio “Mors tua, vita mea” si esplica quanto più possibile nella letteratura e nella celluloide dei racconti di guerra.

Da Primo Levi a Moni Ovadia, narra della naturale pavidità dell’uomo, specie di quello di sesso maschile secondo Lina Wertmüller, abile direttrice delle danze di un film dal glorioso successo internazionale interpretato da Giancarlo Giannini, nel ruolo di Pasqualino Settebellezze.

La parabola di Pasqualino Settebellezze

La vicenda parte da Napoli, dove la fame spinge una delle sette brutte sorelle di Pasqualino a entrare in un postribolo. Umiliato dallo sfruttatore, Pasqualino decide di ucciderlo ma la mancanza di coraggio rende quello che avrebbe dovuto essere un delitto d’onore solo un omicidio colposo, che lo porterà al manicomio criminale di Aversa.

Inadatto al regime carcerario, Pasqualino deciderà di arruolarsi per difendere la patria nel Secondo Conflitto universale ma, disertore, finirà in un lager. Ed è qui che incontrerà la grassa e sadica comandante del campo, Hilde, interpretata da Shirley Stoler (anche in Il cacciatore e Cercasi Susan disperatamente), che proverà a sedurre sfruttando le uniche sue doti naturali per sfuggire alla morte sicura.

Il monologo di Hilde

La donna lo nominerà Kapò, facendo così di Pasqualino la vittima e il carnefice di chi razzialmente ritenuto ancora più infimo di un maschio mediterraneo del Sud. Hilde, però, si accorgerà presto della falsità di Pasqualino, regalandoci uno dei monologhi più emblematici della storia del cinema, nel quale parla a lui – certo – ma parla del mondo, di quel mondo dove non c’è più tempo per dissertare di giustizia, etica e morale.

Di quel mondo, un po’ come il nostro, dove l’assordante silenzio di quelle tre purissime basi della filosofia di vita ha condotto l’umanità al suo stato più naturale, nel contempo “schifoso”.

Tu fai schifo a me. Tua voglia di vivere fa schifo a me. Tuo amore fa schifo a me. In Parigi un greco faceva l’amore con un’oca: faceva questo per mangiare, per vivere. E tu, larva subumana mediterranea, riesci a trovare la forza per tua erezione di maschio. Per questo rimarrete voi, vincerete voi, piccoli vermi vitali senza ideali né idee. E noi, i nostri sogni di un’umanità eletta… troppo difficile…

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