Titolo originale: Baby Ruby
Regia e sceneggiatura: Bess Wohl
Cast: Noémie Merlant, Kit Harington, Meredith Hagner, Jayne Atkinson
Musiche: Erik Friedlander
Produzione: USA 2022
Genere: Drammatico
Durata: 90 minuti
Trama
Dopo la nascita della piccola Ruby, Jo (Noémie Merlant) vede sempre di più allontanarsi la vecchia vita da influencer di successo. La nuova condizione di madre le porta in eredità una brutta depressione post-partum e la convinzione che intorno a lei qualcosa di strano stia accadendo. La sempre più assidua presenza della suocera e la conoscenza di altre mamme fanno crescere in lei il timore che Ruby possa essere in pericolo.
Recensione
Al suo esordio da regista dopo aver curato nel 2018 la sceneggiatura del dramma L’unica, Bess Wohl ripropone una protagonista femminile ma questa volta esponendola non alla consapevolezza della morte a breve termine bensì allo smarrimento esistenziale provocato dalla maternità e dal suo inevitabile carico di problemi.
I confini fisici e psicologici di Baby Ruby vengono dunque generati solo e unicamente dalla Jo della superlativa Noémie Merlant, una neomamma alle prese con preoccupazioni e cambiamenti radicali mai affrontati prima, e per i quali nessuno in realtà è mai preparato. Con Jo tutti noi che osserviamo oltre la quarta parete soffriamo, ci angosciamo, patiamo, fino a vivere in modo tutt’altro che distaccato la sua apparente inadeguatezza (fisiologica in ogni giovane madre).
La Wohl ci racconta una storia che mette radici nell’inedita quotidianità della “mamma per la prima volta”, scandita da notti insonni, pianti a dirotto, allattamenti assidui, un senso di perenne stanchezza: per Jo tutto questo ha l’acre sapore della prigione dalla quale è ormai impossibile scappare, come è impossibile fuggire alle sopraggiunte responsabilità.
All’estenuante routine si aggiungono i segnali di un backround in rapido mutamento, indizi che acuiscono paranoie, fobie e rabbia di una Jo somigliante per molti versi alla Rosemary Woodhouse di Rosemary’s baby diretto da Roman Polanski. La scrittura del film tesse il lungo filo del dubbio legandolo allo spago ben più teso del sospetto intorno a cui ruota ciascuna dinamica comportamentale.
Un thriller-drama ben fatto, realizzato con sensibilità, privo di esaltazioni di genere, esagerazioni e sbavature di trama. Si riconosce insomma l’inconfondibile tocco di una donna.
Curiosità
L’anno prima dell’uscita del film, anche Noémie Merlant aveva esordito dietro la macchina da presa con Mi iubita, mon amour, diretto nel 2021.