Dove vederlo: Al cinema
Titolo originale: All That’s Left of You
Regia e sceneggiatura: Cherien Dabis
Cast: Cherien Dabis, Saleh Bakri, Adam Bakri, Maria Zreik
Musiche: Amine Bouhafa
Produzione: Stati Uniti, Germania, Cipro, Palestina, Qatar, Arabia Saudita, Giordania, Grecia 2025
Genere: Drammatico
Durata: 145 minuti

Trama
Negli anni ’40, la famiglia di Sharif (Adam Bakri) viene costretta a lasciare la propria casa a Jaffa, in Palestina, dando inizio a un lungo esilio attraverso tre generazioni. Il film segue Sharif, suo figlio Salim (Saleh Bakri) e il nipote Noor (Muhammad Abed Elrahman), mostrando le loro vite intrecciate tra resistenza, attaccamento alla terra e sfide quotidiane.
Recensione
C’è un dolore che non si racconta con le immagini della guerra, ma con le ferite che lascia dentro le case di chi la vive. Tutto quello che resta di te di Cherien Dabis sceglie proprio questa via: non mostra carri armati, non indugia sulle battaglie, ma ci accompagna nelle dinamiche di una famiglia palestinese di tre generazioni, in cui ogni gesto quotidiano diventa memoria, resistenza e perdita.
Attraverso lo sguardo di Hanan, madre e voce narrante della storia, seguiamo le vite di Sharif, Salim e Noor: un nonno, un padre e un nipote che incarnano tre momenti diversi di un unico destino. Nella tenerezza con cui Sharif cerca di trasmettere al figlio l’amore per la poesia, c’è la dolce illusione di un paese fragile pronto a scomparire.
Arriva quindi successivamente la necessità di una fuga, di scegliere se proteggere la propria casa o la propria famiglia. È qui che il film si rivela, perché non racconta soltanto una storia individuale, ma la metafora viva di un popolo legato a una terra che diventa sempre più lontana. È quindi nei conflitti generazionali che Dabis inserisce i grandi interrogativi: quanto del passato deve rimanere nelle mani dei figli? E fino a che punto si può restare in un luogo che non ti riconosce più?
Il film, pur nella sua lunga durata non stanca, muovendosi tra emozioni contrastanti e colpi di scena. Le vicende prendono presto una svolta e la tensione cresce fino a toccare vette sempre più alte. La famiglia si ritroverà a scendere a compromessi, a rinunciare a parti di sé, a partire dalla propria terra e tutto ciò che rendeva quella vita casa. Successivamente il pubblico e la famiglia si ritroveranno coinvolti in un bivio etico dovendo scegliere se compiere un gesto giusto, rischiando però nuove conseguenze.
La poesia di Sharif che torna più volte, sembra l’ultima eredità fragile e diventa il filo che lega la storia della famiglia a un passato che non c’è più. È questo ciò che rimane allo spettatore, cioè la certezza che dietro ogni conflitto ci siano famiglie, case, gesti e ricordi che resistono al tempo e alla violenza.
Curiosità
Inizialmente la produzione avrebbe dovuto girare in Palestina, ma la guerra di Gaza costrinse la troupe a evacuare due settimane prima della data di inizio prevista e la produzione fu invece trasferita a Cipro, Grecia e Giordania.

