- Food & Movie, Food Experience

Rosso Campari: il cinema, Venezia e l’estetica di un’icona italiana

Campari Lounge Venezia 79
Photo credits: Leonardo Puccini
da: Ufficio Stampa ManzoPiccirillo

Ogni settembre, il Lido si accende di riflessi dorati, sguardi da red carpet e flash da première. Ma tra le luci della Mostra del Cinema di Venezia, c’è un rosso che non passa inosservato: quello intenso, elegante e vibrante del Campari. Il brand milanese torna per l’ottavo anno (dalla 75a all’82a edizione della kermesse) come sponsor ufficiale dell’evento, riaffermando un sodalizio con il cinema che non è solo pubblicità, ma una vera e propria scelta di posizionamento culturale.

Perché Campari, da oltre un secolo, non si limita a comparire nei calici: si insinua nei film, nei frame, nelle atmosfere. È parte dell’immaginario visivo italiano. Un simbolo che attraversa epoche e stili, rimanendo fedele a se stesso ma sempre capace di rinnovarsi.

Dalla réclame all’inquadratura: una lunga storia d’amore col grande schermo

L’affinità tra Campari e il cinema nasce presto, ben prima dei grandi spot di autori come Paolo Sorrentino, Stefano Sollima o Matteo Garrone. Dalle pubblicità d’epoca firmate da Fortunato Depero alle prime comparse nei film anni ’60 e ’70, il brand ha saputo costruirsi uno spazio visivo autonomo. Non è mai invasivo, ma quando appare, lo si riconosce subito.

Negli anni Duemila, la svolta: Campari diventa protagonista di cortometraggi d’autore, campagne pubblicitarie immersive, eventi culturali. Una strategia raffinata, che unisce branding e storytelling senza mai rinunciare alla forma.

Il caso La grande bellezza: un bicchiere che diventa visione

Nel 2013, La grande bellezza di Paolo Sorrentino riporta Campari al centro dell’inquadratura. Jep Gambardella, icona di cinismo e malinconia romana, sorseggia un Campari Soda sulla terrazza dell’aristocrazia decadente. Non è solo product placement: è mise en scène. Il rosso del drink rispecchia la Roma notturna, teatrale e ipnotica di Sorrentino. È un gesto estetico che racconta un personaggio, un’atmosfera, uno stato d’animo.

In quel bicchiere ci sono il glamour, la nostalgia e il desiderio di bellezza che attraversano l’intero film. È un esempio virtuoso di come un brand possa diventare parte della narrazione, senza disturbare ma anzi amplificando il senso visivo e simbolico dell’opera.

Campari nel cinema: una presenza discreta ma potente

Non solo La grande bellezza: nel corso degli anni Campari ha fatto capolino in numerose pellicole, da Io sono l’amore (Luca Guadagnino, 2009) a Chiamami col tuo nome (2017), confermandosi un segno visivo del cinema italiano più elegante e contemplativo. Anche registi internazionali, come Woody Allen e Steven Soderbergh, ne hanno colto la forza simbolica, utilizzandolo come dettaglio d’ambiente per evocare un certo immaginario estetico italiano.

In Il divo (Paolo Sorrentino, 2008), Campari compare nei bicchieri dell’alta politica romana; in To Rome with Love (Woody Allen, 2012), accompagna i cliché cinematografici della capitale; in Ocean’s Twelve (Steven Soderbergh, 2004), diventa parte di un contesto europeo-chic costruito attorno allo stile. Campari, in fondo, è come una buona inquadratura: non ha bisogno di urlare per farsi notare.

Campari a Venezia: lounge, cinema sull’acqua e storytelling contemporaneo

Negli ultimi anni, Campari ha rafforzato la sua presenza alla Mostra con eventi diventati cult: dalla celebre Campari Lounge al Lido, crocevia di artisti e professionisti del settore, fino al suggestivo Campari Boat-In Cinema, un’esperienza immersiva tra cinema, acqua e cocktail d’autore. Il brand lavora sulla coerenza visiva e sull’identità narrativa: eleganza, mistero, passione.

Un’estetica curata fin nei dettagli che si traduce in ogni apparizione pubblica, confermando una precisa visione culturale del prodotto.

Un brindisi alla bellezza (e al cinema)

La presenza di Campari alla Mostra del Cinema di Venezia non è solo una scelta di visibilità: è la continuazione di un racconto visivo e culturale che attraversa decenni di cinema italiano. Un rosso che non urla, ma seduce. Che non si impone, ma si insinua con grazia.

In un’epoca in cui il product placement è spesso forzato o invasivo, Campari dimostra che l’eleganza può ancora fare la differenza. Basta saper scegliere il momento giusto per comparire. Come in una grande bellezza, anche nel marketing la forma è sostanza.

Giorgia Lanzilotti

Giorgia Lanzilotti, nata a Brindisi il 28 gennaio 2004. Studia Teatro, cinema e media presso l'università La Sapienza di Roma. Autrice e regista del corto "INSIDE" in concorso ai David di Donatello 2024. Si avvicina al mondo delle arti cinematografiche e teatrali sin da piccola (6 anni), e decide di farne un lavoro.
Leggi tutti gli articoli di Giorgia Lanzilotti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *