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L’arco di Epiro

La mitologia ellenica prevede un’ampia galleria di personaggi, costumi e mezzi ammantati di grandezza e fascino. Tarsem Singh, nel suo Immortals, narra le vicissitudini mitiche di Teseo, capace (ma questo avviene unicamente nella leggenda greca) di salvare l’amata Arianna dalle grinfie del terribile minotauro e condurla fuori dal caustrofobico labirinto di Creta.

La versione di Tarsem Singh

Nella pellicola si tralascia quest’episodio e, più ancora del mostro mezzo uomo e mezzo toro, fa paura l’inquietante figura del crudele re Iperione, deciso a liberare i titani, antichi nemici degli Dei dell’Olimpo confinati all’interno del Tartaro.

Per attuare il tremendo proposito, il tiranno si mette alla ricerca del leggendario arco di Epiro, forgiato da Ares, dio della guerra, brandito da Ercole e poi andato perduto dopo il grande conflitto che divise gli Immortali. In verità, fu Zeus a nasconderlo incassandolo entro un doppio strato di pietra per evitare che cadesse nelle mani sbagliate.

Non si tratta di un’arma qualunque perché, a prescindere dalla provenienza, esso è in grado di sprigionare un’energia straordinaria.

Funzioni e caratteristiche dell’arco

Composto di materia celeste e molto leggero, può essere teso da braccia vigorose e possiede l’inusuale caratteristica di generare illimitate frecce luminose che, una volta scoccate, distruggono l’obiettivo. Di certo ciò va a costituire il sogno di ogni arciere, ma è bene sapere che l’arco di Epiro rappresenta un elemento di fantasia scaturito dall’estro cinematografico e non da quello mitologico letterario.

E’ consuetudine considerare un eroe tale per le sue gesta e le relative imprese. Al di là delle caratteristiche, della forza, dell’astuzia e della discendenza, un uomo di siffatto valore attribuisce inevitabilmente parte del proprio successo e il superamento di prove all’apparenza insormontabili a un’arma di provenienza divina destinata ad appartenergli, anche se solamente per il tempo necessario affinché si svolga l’avventura che lo consegni alla memoria.

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Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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