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Cinema e videogames, un rapporto complicato

Il rapporto intricato tra cinema e videogames è da sempre oggetto di analisi e nuove sfide. La Settima Arte ha costantemente tentato di affermarsi in questo medium, cercando di tradurre proprietà intellettuali videoludiche in film e di dar vita a versioni live action di spazi virtuali. Spesso, però, tali sforzi si sono rivelati carenti di ispirazione e, in molti casi, hanno portato a risultati pessimi.

Il mondo dei videogiochi è intrinsecamente complesso e mutevole, un settore dinamico capace di abbracciare diverse espressioni artistiche. Nonostante questa flessibilità, trasformare il medium videoludico in un’altra forma, come il cinema, costituisce impresa impegnativa. Le intricate trame e i dettagliati universi digitali dei videogames rendono ardua la sintesi, spesso con il rischio di perdere elementi cruciali o di compromettere la coerenza dell’opera stessa.

Un problema chiave è anche la differenza nella narrazione e nella sua struttura: se da un lato il giocatore risulta parte attiva della storia, dall’altro viene declassato a spettatore passivo. La storytelling ambientale si basa sull’utilizzo dello sfondo di gioco per costruire la storia, creare atmosfera e coinvolgere i giocatori. Benché non ci sia alcuna garanzia di successo in questo approccio, la trasposizione cinematografica può, in alcuni casi, generare interesse tra coloro che si avvicinano al brand per la prima volta, e magari appassionarsi al medium videoludico.

Ovviamente non è sempre automatico, ed molto raro che accada.

Cult trash e sparatutto: da Super Mario Bros a Doom

L’uscita nel 1993 dell’adattamento cinematografico di Super Mario Bros. (diretto da Rocky Morton e Annabel Jankel nel 1993) ha suscitato aspettative e curiosità, presentando effetti speciali decenti per l’epoca. Tuttavia, il film è stato recepito come una bruttissima parodia della maestosa matrice (スーパーマリオブラザーズ, Sūpā Mario Burazāzu, venne sviluppata e pubblicata nel 1985 da Nintendo), estranea al materiale originale, finendo confinata nella bidonville dei cult trash.

Da dimenticare il Doom prodotto per il grande schermo e basato sull’omonimo sparatutto della id Software (datato 1993) che ha segnato una generazione. Questo adattamento si è rivelato atroce sotto ogni punto di vista, tanto che neppure la presenza di attori muscolari come The Rock e Karl Urban è riuscita a salvarlo.

Oltre a questo, è inevitabile menzionare il regista Uwe Boll, noto per i suoi pastrocchi osceni e orrorifici. Alone in The Dark, uno dei capostipiti dei survival horror ideato da Frédérick Raynal per la società francese Infogrames, ha fallito completamente l’entrata nella dimensione in celluloide.

I picchiaduro e le adventures immersive, un altro flop

Il genere dei picchiaduro non è certo stato risparmiato: Street Fighter (Steven E. de Souza, 1994) o Mortal Kombat (Paul W.S. Anderson, 1995) possono essere apprezzati solo per la natura di baracconata fra filosofia nerd e nostalgia anni ’80. Non possiamo tralasciare Tomb Raider: molti potrebbero averlo visto soprattutto per la presenza affascinante di Angelina Jolie, ma l’opera nel complesso ha deluso, con una recitazione poco convincente e una trama che non è riuscita a catturare l’essenza avventurosa del videogioco.

È innegabile che neanche il remake del 2018 con Alicia Vikander sia riuscito a presentare sullo schermo una versione significativamente migliore della precedente. È vero, la lista di adattamenti cinematografici di videogiochi che non hanno soddisfatto le aspettative è lunga e include titoli come Assassin’s Creed, Angry Birds, Prince of Persia e molti altri.

Resident Evil e Silent Hill: alzare l’asticella è possibile

Tuttavia, è incoraggiante notare che, nonostante ci siano numerosi film tratti da videogiochi che possono essere considerati pietosi, esistono nondimeno casi in cui i cineasti hanno cercato di comprendere il brand di riferimento, migliorando così la resa e offrendo un prodotto high fidelity.

Un esempio in questo senso è il primo Resident Evil. Sebbene non sia un capolavoro, presenta elementi che abbracciano l’atmosfera del videogioco originale. È innegabile che i sequel successivi, come Resident Evil: Apocalypse e altri, abbiano abbracciato una strada diversa, uscendo dallo spettro di attenzione dei fans.

Assoluta mosca bianca, Silent Hill. Ha saputo brillantemente catturare l’immaginario del primigenio videogioco, accentuandone gli agghiaccianti scenari, il design di creature come Red Pyramid e instillando fondamentali elementi psicologici. Negli ultimi anni la qualità filmica e la capacità di trasposizione sono decisamente aumentati: Sonic e l’incarnazione animata di Super Mario, senza dimenticare Uncharted, dimostrano come sia effettivamente possibile alzare l’asticella.

Questo cambiamento positivo può essere attribuito all’intervento diretto delle case di produzione e dei proprietari dei marchi, come Nintendo e PlayStation. Queste aziende sembrano essere più coinvolte e protettive verso le loro proprietà intellettuali. Un segnale certamente incoraggiante, anche se la strada è ancora molto lunga.

Marco Fanciuso

Ciao! Sono Marco. Nato a Palermo, ho ottenuto il diploma presso un istituto tecnico. Fin dalla giovinezza coltivo una profonda passione per l'arte, con un amore viscerale per videogiochi, cinema, serie TV, libri e fumetti. Adoro analizzare ogni opera nei minimi dettagli e approfondire costantemente curiosità e argomenti diversi.
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