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La Light Cycle nella mitologia digitale di Tron

A scene from Disney’s TRON: ARES. Photo courtesy of Disney. © 2025 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Il cinema, ben più di altre arti, ha la capacità di materializzare idee straordinarie, dar corpo ai sogni rendendo possibile l’impossibile, sfidando le leggi della fisica, abbattendo schemi e limiti imposti dalla ragione pratica fra atomi, molecole e materia. In questo senso la Light Cycle corrisponde a una visione che si fa espansione, upgrade dell’essenziale concetto di motocicletta.

Vederla sfrecciare velocissima, luminosa, bellissima e irraggiungibile in Tron: Ares – guidata dal programma ribelle interpretato da Jared Leto – ci riporta d’impeto al momento in cui l’abbiamo vista per la prima volta, oltre quarant’anni fa, quando l’analogico andava a costituire l’unica tangibile condizione capace di regolare la vita, le abitudini dell’essere umano.

Il 1982 era l’anno di Tron, il primo capitolo fantascientifico di un franchise che avrebbe conquistato le platee di tutto il mondo raccontando in tecnica mista l’incredibile intersezione fra dimensione materica e griglia digitale con un dirompente approfondimento narrativo nel successivo Tron: Legacy diretto nel 2010 da Joseph Kosinski.

Light Cycle: unica nel suo genere

Nel Tron di Steven Lisberger, la Light Cycle progettata da Syd Mead compare sfoggiando un design tipico del prototipo, sebbene nel film non lo sia affatto. Definita poi Light Cycle di 1a generazione, è una moto con ruote non gommate, disponibile nei colori giallo, arancione o rosso, utilizzata nella rete virtuale (o cyberspazio) per correre le gare mortali dei motolabirinti in cui i programmi si sfidano.

Ironia della sorte proprio Kevin Flynn, informatico creatore di quella rete che lo tiene prigioniero, ha inventato la Game Grid sulla quale viene chiamato a competere per sopravvivenza con la due ruote. La Light Cycle è compatta nella struttura e il pilota la conduce piegato in avanti, totalmente coperto da un tettuccio ergonomico.

Questa e altre fondamentali caratteristiche rendono tale veicolo unico nel suo genere. La sua peculiarità più spettacolare: origina al suo passaggio un muro di energia solida. Lo scopo del gioco è indurre l’avversario a schiantarvisi. La limitazione nelle traiettorie di gara consiste nel poter curvare soltanto ad angolo retto, senza la possibilità di deviazioni ampie. Il jetwall si attiva automaticamente.

Evoluzione della Light Cycle

In Tron: Legacy, il mezzo è stato notevolmente migliorato e reso più versatile, maneggevole. Nella casa di Kevin Flynn trova posto uno dei prototipi, appartenente alla 2a generazione, a detta del creativo la Light Cycle più veloce dell’intera rete. Nel film, il giovane figlio del geniale sviluppatore, Sam Flynn, si ritrova nel motolabirinto in sella a una LC addirittura di 5a generazione. È una moto la cui autocostruzione viene azionata in pochi secondi a partire da un cilindro metallico che ne costituisce il manubrio.

Ancora più potente e dalle migliori performance dinamiche, è un concentrato di tecnologia e innovazione che ha superato la limitazione della sua antenata, riuscendo finalmente a compiere curve larghe o sterzate repentine ma fluide e non necessariamente geometriche. Inoltre, la guida è svincolata dallo sterzo, dipendendo invece dall’orientamento del corpo del pilota che, a seconda dell’inclinazione del busto, detta la direzione. Alimentata da energia liquida, ha fari anteriori e un nastro luminoso attivabile e disattivabile a comando.

Il design, studiato da Daniel Simon, ridefinisce una versione non coperta, total black con rifiniture luminose in neon, talmente bella da spingere la Parker Brothers Concepts a realizzarne una replica reale nel 2012, autorizzata a circolare su strada montando un motore a quattro tempi Suzuki 996cc. La sua versione elettrica, la Xenon, ha inaugurato di fatto una linea di produzione proseguita con gli esemplari NeuTron.

L’evoluzione della Light Cycle si percepisce ancora di più entro la cronologia del videogaming, in particolare nel contesto giocabile dei prodotti Tron (Bally Midway, 1982), Tron 2.0 (Monolith Productions per Buena Vista Interactive, 2003) e Tron Evolution: Battle Grids (n-Space per Disney Interactive, 2010). Naturalmente, la Light Cycle cinematografica ha avuto un feedback significativo da parte dei fans, che in Tron: Ares possono rivivere l’intero spettro di emozioni suscitato dal franchise dai primi anni ’80 a oggi.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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