Il film Una storia vera narra fatti realmente accaduti al vecchio Alvin Straight, contadino che viveva in una sperduta provincia dell’America. Nel 1994, Alvin decide di raggiungere suo fratello Lyle appena colpito da un infarto.
Siccome non può guidare la macchina, si metterà in viaggio con un mezzo atipico: un tagliaerba scassato. Percorrerà quasi 400 km a una velocità di circa 8 km/h, cinque miglia all’ora. Il duro viaggio durerà più di un mese e saranno tantissime le soste lungo un’America periferica, fatta di piccole province silenziose.
Il vecchio finirà per segnare il cammino di ogni persona che gli capiterà di incontrare. In questo caso una ragazza scappata di casa, sperduta, ma che vorrebbe tanto tornare indietro. Alvin comprende subito e l’accoglie. Con tutta la saggezza di una vita e con quel suo sguardo profondamente malinconico, le parlerà di lui, di sua figlia e gli spiegherà cosa è veramente importante nella vita. Quanto lo sia più di tutti la famiglia.
Il dialogo
Emerge da questo magnifico dialogo l’idea che David Lynch ha della famiglia, la sua sintesi:
Alvin: “Dov’è la tua famiglia, sei scappata di casa?”
– Pausa –
“A che mese sei?”
Ragazza: “Al quinto.”
Alvin: “Beh, io sto andando a trovare mio fratello Lyle.”
Ragazza: “Eh?”
Alvin: “Ho detto che sto andando a trovare mio fratello a Mount Zion.”
Ragazza: “E dove sta?”
Alvin: “Nel Wisconsin.“
Ragazza: “Oh!”
Alvin: “Appena passato il confine.”
Ragazza: “Le teste di formaggio.”
Alvin: “Già, sono buffi con quei cappelli di gomma piuma a forma di pezzi di formaggio!”
Ragazza: “Si dice che facciano delle feste grandiose nel Wisconsin, non credo che le vedrò mai.”
Alvin: “C’è una coperta nel rimorchio, perché non te la vai a prendere?”
Ragazza: “La mia famiglia mi odia. Mi odieranno di più quando lo scopriranno!”
Alvin: “Non gliel’hai detto?”
Ragazza: “No, non lo sa nessuno. Neanche il mio ragazzo.”
Alvin: “Certo, al principio magari si arrabbieranno, ma prima o poi accetteranno te e il tuo piccolo problema.”
Ragazza: “Non ne sono sicura.”
Alvin: “Beh, naturalmente neppure io posso esserne sicuro, ma un letto caldo e un tetto sono comunque meglio che mangiare all’aperto insieme a un vecchio pazzo che viaggia su un tagliaerba!”
– Pausa –
“Mia figlia Rose è… qualcuno pensa che sia un po’ ritardata ma non è così, sa molto bene quello che conta veramente nella vita, manda avanti la casa sempre in maniera perfetta. Era davvero una brava madre, ha avuto quattro figli. Durante una sera in cui lei non c’era e aveva affidato i bambini a una amica, ci fu un incendio, il suo secondo figlio rimase gravemente ustionato. Rose non aveva nessuna colpa, ma visto come la consideravano gli assistenti sociali, non la ritennero capace di badare ai bambini e glieli portarono via. Non passa giorno che lei non pianga per quei bambini!”
– Pausa –
“Quando i miei figli erano molto piccoli, facevo un gioco con loro. Gli davo un bastoncino, uno ciascuno, e gli chiedevo di spezzarlo. Non era certo un’impresa difficile. Poi gli dicevo di legarli in un mazzetto e di cercare di romperlo, ma non ci riuscivano. Allora io gli dicevo: vedete quel mazzetto? Quella è la famiglia.“
– Pausa –
“Perché non dormi nel rimorchio? Per me va bene la sedia.”
Ragazza: “No, per me va bene dormire qui. Guardare le stelle mi aiuta a pensare.”
Alvin: “Bene!”
Ragazza: “Grazie!”
La mattina seguente, quando Alvin si sveglia, la ragazzina non c’è più, ha lasciato solo un mazzetto di bastoncini legati insieme.