- Cinema e divano

Warfare – Tempo di guerra

Titolo originale: Warfare

Regia e sceneggiatura: Alex Garland, Ray Mendoza

Cast: Will Poulter, Cosmo Jarvis, Joseph Quinn, Aaron Mackenzie

Produzione: USA, Regno Unito 2025

Genere: Guerra

Durata: 95 minuti

Trailer

Crediti foto: Murray Close
da I Wonder Pictures

Trama

Un plotone di Navy SEAL si insedia nella casa di una famiglia irachena, utilizzandola come base per monitorare i movimenti degli insorti. In breve tempo, la missione si tramuta in un’operazione di salvataggio.

Recensione

Dopo l’incisivo e sottovalutato Civil War, Alex Garland – questa volta insieme a Ray Mendoza – torna alla scrittura e alla regia di un altro cruento war movie, Warfare – Tempo di guerra, il racconto senza filtri basato sulla testimonianza dello stesso Mendoza durante la guerra in Iraq che si focalizza sul plotone di Navy SEAL statunitense e l’esperienza vissuta il 19 novembre 2006, subito dopo la battaglia di Ramadi.

La messa in scena restituisce una narrazione dal taglio documentaristico, che segue quasi minuto per minuto la vicenda, immergendo lo spettatore nel drammatico turbinio di polvere, sudore, sangue e pallottole dall’inizio alla fine. Chi guarda il film percepisce il caldo, l’interminabile attesa dell’appostamento, la tensione dell’azione e il dolore delle ferite, grazie alla fotografia dinamica di David J. Thompson e a un sonoro che rende l’esperienza davvero totalizzante. Lo spettatore entra così in empatia con i membri del plotone in quanto uomini prima che militari.

Warfare, dalla sceneggiatura scarna ma di ferro, è nel suo nucleo una forte denuncia alla guerra e soprattutto a quelle perpetrate dagli Stati Uniti d’America per assecondare le politiche imperialiste. I membri del plotone, interpretati da giovani e talentuose star del momento come Joseph Quinn, Will Poulter e Kit Connor, sono vittime di una propaganda che li ha portati dove non sarebbero mai dovuti stare.

Alcuni ne diventano consapevoli, altre ne restano ignari. E nel mentre la famiglia irachena rimane quasi sempre sullo sfondo finché non si riappropria della propria casa della quale, dopo il passaggio della guerra, restano solo macerie. Un’opera degna del miglior cinema statunitense di denuncia – come non si vedeva dai tempi del Redacted (2007) diretto da Brian De Palma – che racconta dello ieri più vicino, in dialogo con l’orrore dell’oggi, dal quale forse ci si può ancora salvare.

Curiosità

I nomi dei veri membri del team SEAL sono stati cambiati nel film per proteggere la loro identità, poiché alcuni prestano ancora servizio nell’esercito o hanno preferito rimanere anonimi. Gli unici nomi reali sono quelli di Ray Mendoza ed Elliott Miller.

Massimo Vozza

Romano di Roma, nato nel 1992, laureato al DAMS e aspirante sceneggiatore, sono cresciuto a pasta, film, libri e musica sin dall’infanzia. Non posso fare a meno di scrivere sul cinema e per il cinema almeno dalla fine della pubertà, anche se è soltanto da quattro anni che mi è stata data la possibilità di venire anche pubblicato e letto.
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