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L’eleganza informale del Montagny, l’ottimo Chardonnay della Borgogna

Il primo vino che abbiamo assaggiato in questo nuovo anno è un nettare francese dall’inconfondibile stile Borgogna Côte de Chalonnaise bianco, prodotto da La Cave d’Augustin Florent nell’area transalpina più vitata, appunto la Bourgogne. Si tratta del Montagny 2018, un’AOC derivata dallo Chardonnay.

L’ottima resa del vitigno da un suolo calcareo-argilloso in terroir semplicemente perfetto trasmette tale simbiotica connessione terra-pianta nel Montagny in questione, che rivela una complessità percepibile tanto al naso quanto in bocca, ma è una rivelazione prosaica, spontanea e davvero delicata nel proprio spettro di eleganza informale. Merito innanzitutto dell’utilizzo di uve mature molto zuccherine.

Un vino fresco, da cui emergono chiari sentori di frutta esotica che si lega a una base aromatica riferibile alla pesca bianca. Un esotismo esuberante, lievemente erotico, pronto a trasformarsi in un invito afrodisiaco non appena si compie l’abbinamento ideale.

E allora si fa presto ad accompagnare al Montagny vin de Bourgogne una prima portata di tagliolini al sugo bianco di vongole, cozze e piccoli crostaceiça va sans dire!

Carattere e struttura del Montagny

Mediamente strutturato, tendente al secco e con note di acidità solo timidamente accennate – ben minori rispetto a uno Chablis – si presenta con una dolcezza che appiana qualunque dislivello, quasi volesse accarezzare un sogno di gusto attraverso una declamazione sottovoce fortemente mineralizzata.

Il Montagny 2018 Cave d’Augustin Florent è stato ben educato, ha una propria compiuta personalità e si sente: 13% alc., temperatura di servizio fra i 10 e i 12 °C (piuttosto alta per un bianco di categoria), volontà di offrire un’esperienza non soltanto gradevole, bensì penetrante e che resta scolpita nei ricordi di tasting.

Non si può dire sia stata una sorpresa perché in tutta franchezza ci si aspettava esattamente questa qualità. E riscontrarla a Capodanno ci ha fatto veramente piacere.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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