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Jason Voorhees: l’assassino di Crystal Lake con la maschera da hockey

Pensando all’epoca che più ha influito sulla società come la conosciamo oggi, inevitabilmente il ventennio tra gli anni ‘70 e gli anni ’80 è quello che più spicca nella nostra mente. Un periodo che si è imposto nella storia e nel progresso con intensa innovazione, cambiando le nostre vite in modo poco elegante, ma decisamente significativo. Tuttavia, gli anni ’80 non sono solo computer e discomusic: anche il cinema ha continuato a rinnovarsi dando vita a vere e proprie icone.

Era l’estate del 1980 quando un cupo uomo armato di machete, indossando solo un’inquietante maschera da hockey, è entrato nei grandi schermi di tutto il mondo. Jason Voorhees, poco più “giovane” del Michael Myers di John Carpenter, ha approfittato dell’epoca d’oro dell’horror, per incidere il suo nome nella storia della Settima Arte.

La trama del primo Venerdì 13

Il plot di Friday the 13th è ambientato nel 1979 nel campeggio di Crystal Lake, dove alcuni ragazzi sono stati assunti in vista dell’apertura estiva. Il gruppo, tuttavia, non è al corrente di una tragedia avvenuta in quel luogo trent’anni prima, quando un bambino di nome Jason, figlio dell’allora cuoca del campo estivo, venne spinto nel lago dai suoi compagni, dove vi morì annegato per delle negligenze da parte dei sorveglianti.

Questi ultimi vennero, in seguito, trovati morti e una serie di terribili incidenti portò alla chiusura del campo estivo. Nonostante i continui avvertimenti da parte degli abitanti della zona, altri ragazzi andarono a lavorare in quel luogo, dando inizio a una catena di omicidi che hanno l’odore della vendetta e si legano all’avvistamento di un vero e proprio mostro in giro per i boschi.

Il significato della maschera nell’horror

Il film diretto da Sean S. Cunningham non è il primo e non sarà l’ultimo in cui un terrificante villain mascherato raggiunge una popolarità tale da diventare un franchise. Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’90, assisteremo al debutto di importanti saghe, tra cui Halloween (1978), The Texas Chainsaw Massacre (1974) e Scream (1996).

Nel corso del tempo la maschera è diventata un emblema, poiché fa leva sulla più grande paura dell’essere umano, l’ignoto. A volte si trattava di una persona fidata, altre volte di uno spietato assassino sovrannaturale. Non sapere chi c’è dietro il pericolo è fonte di grandissima tensione e quella stessa emozione percepita dai personaggi viene trasmessa in modo diretto anche allo spettatore.

Inoltre, il concetto di “maschera” ha un significato anche per il killer, trasformando la sua figura nella personificazione dei suoi traumi e dei suoi sentimenti più violenti. Jason Voorhees, infatti, incarna alla perfezione e in modo estremo l’agonia e la rabbia percepita da sua madre.

Longevità di un franchise slasher

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un ritorno in auge del genere horror old school, con annesso l’implemento delle nuove tecnologie. Questo aspetto ha diviso il pubblico tra chi (soprattutto i giovani) apprezza questo tipo di rivisitazione in chiave moderna delle grandi opere del passato e chi, invece, mantiene una posizione più purista e conservatrice. Nonostante questa scissione, i nuovi strumenti a disposizione hanno permesso di dare nuova vita a saghe che hanno cresciuto numerose generazioni.

9 sequel, un crossover e un remake sono ciò che ha reso Jason un’icona attiva per più di quarant’anni incassando, solo con il primo capitolo, circa 60 milioni di dollari nel mondo (nonostante i 550 mila dollari a disposizione per produrlo). Il suo budget, benché irrisorio, ha permesso anche la partecipazione di un giovane Kevin Bacon nei panni di Jack Marand, il quale verrà ucciso nel suo letto, trafitto da un arpione.

La saga ha percorso gli anni ’80 nella loro interezza fino a rinascere nei giorni nostri. In quel periodo, quasi ogni anno Jason appariva nelle locandine esposte nei cinema, mantenendo viva la sua leggenda (non sempre portando con sé la qualità che l’ha contraddistinto all’inizio). Un anno dopo il suo debutto, si ebbe un ritorno a Crystal Lake con L’assassino ti siede accanto (1981), seguito da Weekend di terrore (1982), Venerdì 13 – Capitolo finale (1984), Venerdì 13 – Il terrore continua (1985), Venerdì 13 parte VI – Jason vive (1986), Venerdì 13 parte VII – Il sangue scorre di nuovo (1988), Venerdì 13 parte VIII – Incubo a Manhattan (1989), Jason va all’inferno (1993) e Jason X (2002).

Nel 2003 uscì Freddy vs Jason, crossover voluto dai fan e diretto da Ronny Yu, che segna l’incontro tra l’assassino di Crystal Lake e il Freddy Krueger di Wes Craven, mentre nel 2009 la maschera da hockey torna al cinema con un nuovo reboot.

Oggi, se un film racconta del classico gruppo di giovani arroganti che viene sterminato da qualsivoglia entità urliamo al cliché, ma quest’ultimo nasce da un prodotto innovativo e di successo che viene strumentalizzato fino a esaurirne l’accezione. Quindi viene da chiedersi: qual è il significato originale dell’esistenza di Jason Voorhees? Sean S. Cunningham ha dichiarato che, nel suo orrore, l’obiettivo di Friday the 13th era quello di presentarsi come “una riflessione su quanto la morte, soprattutto tra i giovani, sia qualcosa di non programmato.

Stefano Federico

Dal Salento con amore. Sono un aspirante giornalista, laureato in Sociologia e Criminologia all’Università “G. D’Annunzio” di Chieti. Sin dall’infanzia mi è stata insegnata l’importanza e la bellezza della Settima Arte e sono cresciuto in un ambiente in cui il cinema, la musica e la letteratura mi hanno fatto da fratello maggiore. Adesso, finalmente, è arrivato per me il momento di ricambiare il favore.
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