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- Birra, una questione di stile, Food Experience

Ma.Ma Weiss, l’ecosostenibile birra artigianale Flea da filiera corta agroalimentare

birra artigianale ma.ma weiss fleaÈ risaputo che le migliori weiss in circolazione sono tedesche: hanno carattere, corposità, intensità e una capacità di appagare il palato piuttosto accentuata. Wieninger Hefe Weizen e Franziskaner Premium Weissbier Naturtrüb (esattamente in quest’ordine) esemplificano il discorso sulla categoria, mentre oltre confine teutone il concetto di birra di frumento tende a sbiadire, a uniformarsi e adagiarsi sugli standard.

In terra italiana la tipologia si sbilancia parecchio propendendo per un’esperienza di bevuta più soft, di approccio delicato, timido e indiscreto. La Ma.Ma. Weiss del brand umbro Flea rende bene l’idea espressa, proponendosi come prodotto brassicolo d’abbinamento a carni bianche, salumi e formaggi, poco adatta all’assolo e molto a una dieta vegana.

Non filtrata, non pastorizzata, d’acqua di fonte

ma.ma. weiss birra artigianale fleaPartendo da un Grado Plato 12 e un 5,0% vol. (e IBU 15), questa birra si presenta chiara alla vista nonostante non filtrata, è una non pastorizzata di malto d’orzo e frumento che fa del poco un inno: poco amara, poco acidula, poco profonda, poco fruttata e poco speziata. I suoi pregi si riscontrano essenzialmente nella schiuma abbondante e persistente, nell’aroma conferito dall’alta fermentazione e nella rifermentazione in bottiglia, ad oggi non così comune (tanti birrifici si fermano prima).

L’utilizzo dell’acqua che sgorga naturalmente dalle fonti di Gualdo Tadino (PG) crea aspettative in merito alla freschezza della bevanda, senonché l’elemento si va un po’ a perdere. I malti caratterizzano più marcatamente l’identificazione di birra artigianale. Il birrificio Flea aderisce alla filiera corta agroalimentare, facendo sì che l’orzo sia coltivato unicamente dall’azienda agricola al cui timone troviamo il CEO Matteo Minelli.

Una produzione d’alto profilo ecosostenibile

I numeri della società indicano una produzione d’alto profilo: 28.000 ettolitri di birra, 560 tonnellate di malto e 3.500 chilogrammi di luppolo utilizzati all’anno rappresentano dati non trascurabili. Occorre inoltre tener conto dell’altro fondamentale aspetto. Il birrificio Flea consta di una struttura ecosostenibile incardinata su moderne tecniche di isolamento termico finalizzate al pieno efficientamento energetico, ergo foriere di sensibile risparmio di risorse e il vantaggio di sgravi ambientali notevoli.

L’impianto fotovoltaico da 430 kw (per una resa di 42.000 kw al mese) garantisce un bassissimo impatto (220.000 kg di Co2 è la quantità di emissioni evitate ogni anno) ed è preliminare alla futura installazione – secondo quanto dichiarato dall’azienda – di un impianto a biogas per il recupero di scarti di lavorazione da convertire in energia supplementare. Il tutto in ottica green incrementando la qualità del comparto. La Flea ricorre alla Ecosuntek s.p.a., giovane team specializzato nelle energie rinnovabili, nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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